L’ultimo libro su Fra Nicola da Gesturi è stato scritto ormai quasi vent’anni fa. Da allora – forse anche questo un segno della Provvidenza – il silenzio.
Spezzato dalle cronache legate ai festeggiamenti religiosi, a Cagliari e Gesturi, in occasione della memoria liturgica dell’8 giugno e da qualche servizio su quotidiani e televisioni regionali, sporadica emersione di questo fiume carsico che, dal 1999 a oggi, resta l’immagine più nitida dell’andamento della causa di canonizzazione di Frate Silenzio.
Eppure, come ebbe a scrivere Ottorino Pietro Alberti, indimenticato arcivescovo di Cagliari e raffinato storico di vicende non solo ecclesiali e non solo sarde, oltre che Segretario della Congregazione per le Cause dei Santi, riportando le parole del Prefetto di quel Dicastero, quella di Fra Nicola da Gesturi era una causa «molto bella e facile».
A indicare una linearità, una scorrevolezza, un’unanimità di giudizi e valutazioni che – come scrive il Manzoni a proposito della vita di un altro gigante della fede, il cardinale Federigo Borromeo – «è come un ruscello che, scaturito limpido dalla roccia, senza ristagnare né intorbidarsi mai, in un lungo corso per diversi terreni, va limpido a gettarsi nel fiume».
Ma la complessa macchina giuridica, nonostante quel corale Santo subito del popolo convenuto a Cagliari (che si rinnoverà per Giovanni Paolo II e Madre Teresa di Calcutta in maniera decisamente più eclatante e universale e con risultati tangibili e quasi immediati), sancito nel 1958 da quei sessantamila che parteciparono a un funerale che non troverà paragoni nella storia del Capoluogo (ci si avvicineranno le esequie di un altro cappuccino, anche lui laico, anche lui questuante, anche lui venerato dalle folle dei poveri e dei malati, quel Fra Nazareno da Pula, morto nel 1992, oggi Servo di Dio, la cui tomba è mèta di pellegrinaggi nel Convento di Is Molas, sulla costa sud occidentale della Sardegna), quella complessa, prudente, meticolosa macchina giuridica, per Fra Nicola ha voluto percorrere tutte le tappe previste e indispensabili per arrivare alla definizione della sua Causa.
L’ultima accelerazione verso la gloria degli altari – almeno questa è la speranza della Famiglia Cappuccina della Sardegna, ma non solo – potrebbe arrivare a seguito della chiusura del processo cognizionale diocesano, avvenuta nel giugno 2015, con la parola definitiva che ora passa alla Congregazione per la Causa dei Santi.
C’è un secondo miracolo oramai accertato, dopo quella della piccola Valeria Atzori, un batuffolo di carne, 550 grammi di peso e lungo 30 centimetri, venuto alla luce il 21 gennaio 1986 senza alcuna speranza di vita. “Aborto inevitabile alla fine del quinto mese”, avevano sentenziato i medici. Ma Valeria, con l’immaginetta di Fra Nicola attaccata all’incubatrice, giorno dopo giorno, vince la sua battaglia. Contro tutto e contro tutti. Riceverà la Comunione dalle mani di Papa Giovanni Paolo II a Roma, il giorno della beatificazione di Frate Silenzio, come tutti in Sardegna lo chiamano, il 3 ottobre del 1999. Ora attende di poterla rifare, sempre a Roma, ma per il suo finalmente san Nicola da Gesturi.
Il secondo miracolo risalirebbe al 2000, pochi mesi dopo la beatificazione di Frate Silenzio, come anche Giovanni Paolo II volle chiamarlo in quella solenne e storica cerimonia di beatificazione. Gli atti della guarigione di una ex caposala sono stati raccolti nel corso di un processo autorizzato dalla Santa Sede, istruito dal Tribunale ecclesiastico diocesano di Cagliari e chiuso lo scorso anno.