Suor Teresa, al secolo Maria Olga, nasce a Revere, provincia di Mantova, il 17 gennaio 1884 da Rosa Laina e da Giulio Tambelli. Rimane orfana di entrambi i genitori a 13 anni, compie i suoi studi a Parma e consegue il diploma magistrale con una media di quasi 9/10. A 18 anni entra tra le Figlie della Carità di Torino e qui le viene dato il nome nuovo di suor Teresa. Nel 1907, a 22 anni, arriva a Cagliari, all’Asilo della Marina. S’inserisce molto bene e attivamente nella nuova realtà comunitaria e, dopo la scuola, spazia tra le famiglie povere della Marina e del vicino Quartiere di Stampace.
Nel 1914 incontra per la prima volta suor Nicoli, nominata Superiora della Casa, tra loro c’è molta affinità spirituale: donne di profonda vita interiore, in esse non c’è separazione tra amore di Dio e amore del prossimo.
Nei dieci anni trascorsi insieme suor Tambelli può ammirare la santità di vita della sua superiora e immediatamente dopo la morte ne raccoglie gli scritti; subentrata come superiora della Casa, ne venera la memoria, ne propaga la devozione, prosegue e amplia le opere da lei avviate. Adegua le scuole alle nuove norme, mantiene vivo e dinamico l’Asilo e i laboratori.
La vita di suor Tambelli non è facile e tuttavia mai arretra dinanzi alle pretese arbitrarie del presidente dell’Amministrazione, lo stesso che aveva angariato Suor Nicoli. Tutto ciò le costa l’allontanamento forzato da Cagliari per nove mesi tra Olbia, Torino e Milano. Il 27 settembre del 1933, festa di san Vincenzo, come per miracolo le è permesso di far rientro a Cagliari. Nel 1941 spinta dalla richiesta delle famiglie apre la Scuola Media e l’Istituto Magistrale. Tra il 1940-1943 Cagliari è bombardata, suor Tambelli spalanca le porte dell’Asilo agli sfollati e quando anche le Suore sono costrette a sfollare ad Uras, nell’entroterra Oristanese, allestisce nel paesino una cucina popolare per i poveri, avvia la Scuola Media e le scuole elementari. Una delle sue più belle specialità è il pranzo dei poveri che ogni Natale raggiunge più di 1500 coperti e per questo è criticata (come attesta lei stessa) da alcune persone, che pure esercitavano quotidianamente la Carità perché dicevano “in quel pranzo si spende molto”. È vero, fu la sua risposta, in questo pranzo si spende molto ma finché vivrò, lo farò, ad ogni costo, qualunque cosa capiti. L’avarizia, il risparmio a danno della carità non è il forte di suor Teresa, crede profondamente nella Provvidenza. Di lei è stato detto che nessuno saprà mai in quale maniera riuscisse ad aiutare tutti. Muore il 23 febbraio 1964 subito dopo la Santa Messa. La sua preghiera: Gesù, Giuseppe, Maria che l’ultimo mio cibo sia la santa Eucarestia è stata esaudita.
Per quei misteriosi disegni della Provvidenza, a camminare per le strade di Marina e ripensando a suor Giuseppina prima e a suor Teresa dopo, si avverte quasi una presenza, una vicinanza che riesce a fare di questo rione una sorta di santuario diffuso, grazie proprio all’opera delle due sorelle della Carità che qui sono passate per lunghi anni, e che anni!, passando e beneficando viene da dire tutti coloro che incontravano sui loro passi. Quartiere monumentale, non solo per i gioielli architettonici e storici che possiede e custodisce gelosamente, ma perché monumento imperituro di speranza, fede e esemplare carità.
Giuseppina Nicoli, prima, e Teresa Tambelli in seguito sono entrambe sante della strada, della Misericordia che si fa compagna di viaggio, che soccorre i mille anonimi samaritani sbattuti e respinti da perbenismo e superbia. Come sono belli i piedi del messaggero che annuncia la pace, annuncia il profeta. Piedi che non hanno avuto paura di finire nel fango, di sporcarsi, di ferirsi anche per portare lo sconvolgente annuncio di un amore che tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.
Teresa Tambelli sarà baluardo di carità anche quando tutto, attorno a lei, parla di distruzione e di morte. Un parafulmine divino per tutta la città che seppe rinascere da quella immane tragedia che è stata la Seconda guerra mondiale. È solo un caso che l’Asilo della Marina non conobbe lo sfregio delle bombe quando tutto qui attorno si sbriciolava sotto la furia devastante che non risparmiò chiese e ospedali, oltre folle inermi falcidiate lungo la strada.
I poveri
Sono stati la sua unica ragione di vita. Ma con un obiettivo preciso. Non oggetto di carità assistenziale e materiale (i 1.500 coperti per il pranzo dei poveri). Anche, ma soprattutto come soggetti di promozione umana a tutto tondo. A cominciare dall’istruzione e dalla formazione cristiana. La sua è stata infaticabile, ininterrotta attività didattica, h24 direbbero oggi i nostri giovanissimi. Sia a livello scolastico che come iniziative e come risultati, capacità di creare e fare scuola in ogni ambiente nel quale veniva chiamata a operare. Era maestra a tempo pieno. Madre e maestra, come la chiesa di Giovanni Roncalli, oggi santo, mater et magistra.
L’odore delle pecore
Quando Papa Francesco parla dei pastori con l’odore delle pecore viene naturale pensare a suor Teresa.
Per lei sarà stato forse più marinaresco che pastorizio l’odore che avrà impregnato le sue modeste vesti nel suo passare fra le stradine del borgo portuale di Cagliari, periferia dell’umanità a dispetto della posizione centrale e strategica per la città capoluogo.
Questa è la Chiesa che vuole Papa Francesco, questa è la Chiesa autenticamente evangelica, la chiesa di Giuseppina Nicoli e Teresa Tambelli (e con loro anche Nicola da Gesturi), uniti da quella carità della strada che tutto copre, tutto spera, tutto sopporta.