Domenica XXII Tempo ordinario – anno B – (29 agosto 2021)
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Letture: Dt 4,1-8; Gc 1,17-27; Mc 7,1-23
“Non aggiungerete nulla a ciò che vi comando e non toglierete nulla”! Questa prescrizione di Mosè al popolo di Israele nel libro del Deuteronomio permette di capire la reazione un po’ viva del Signore Gesù alle domande dei farisei e degli scribi. Difatti, avevano dato tanta importanza alle loro prescrizioni alimentari o di purificazione che la Legge di Dio non era più al centro del loro insegnamento, ma soprattutto delle loro aspettative. I costumi e le abitudini umane avevano preso tutto il posto, occupavano tutta la loro attenzione, tutto il loro insegnamento. La Legge degli uomini aveva preso il posto della Legge di Dio.
Per correggere questo atteggiamento sbagliato, Gesù usa una doppia argomentazione. Prima di tutto, egli mette in evidenza questa propensione strana degli uomini a sovraccaricare gli altri con precetti e regole, in modo tale che alla fine non si sa più discernere ciò che è essenziale da ciò che può cambiare. Questa inflazione legislativa, la ritroviamo oggi, anche e soprattutto nella società civile che moltiplica talmente le norme che nessuno sa più ciò che si deve fare!
In questo caso, il vero scopo non è il bene, ma è di rendere indispensabile l’interprete della legge, cioè lo scriba del vangelo o l’avvocato dei nostri tempi. Dietro la moltiplicazione delle norme, c’è dunque sempre, anche in modo nascosto, un gioco di potere. E Gesù insiste sul fatto che questo gioco serve infatti a dimenticare la Legge autentica, a nasconderla e renderla invisibile nella marea delle norme. Alla fine, siamo più attenti alla tradizione degli uomini, dimenticando il comandamento di Dio. È un modo di sostituire la legge umana al comandamento di Dio, e dunque di buttare Dio fuori dal nostro mondo.
Gesù non si limita però a criticare questa tentazione di prendere il posto di Dio. Egli sottolinea un altro aspetto molto importante criticando la nozione così universalmente diffusa di impurità o di colpevolezza. Non sono le cose che rendono l’uomo impuro. Non c’è niente di impuro in questo mondo. Ma ciò che rende impuro è ciò che viene dal cuore dell’uomo. E questo rimane oggi ancora un elemento fondamentale di discernimento. Ciò che distrugge e rende sporco, ciò che avvilisce e allontana da Dio e da se stesso è ciò che nasce e esce dal cuore dell’uomo. L’impurità viene dalla cupidigia, dall’arroganza, dalla superbia e dalla vanità.
E se siamo un minimo onesti con noi stessi, sappiamo molto bene che questa capacità di distruzione si trova nel cuore di ciascuno di noi. Il problema di Gesù non è denunciare alcuni farisei e scribi ipocriti. Perché egli sa molto bene che lo siamo tutti. Fingiamo di essere scandalizzati e condanniamo con la più grande severità la colpa degli altri, e non vediamo ciò che succede nel proprio cuore. Se il Verbo di Dio si è incarnato nel seno di Maria, se è venuto tra noi, per vivere con noi, è proprio per insegnarci a guardare la realtà come è. Moltiplichiamo le norme assurde per non ascoltare la Legge di Dio. Accusiamo gli altri di non essere puri e sani perché non vediamo più ciò che è traviato nel nostro cuore. Il nostro sguardo ha bisogno di essere curato, purificato, trasformato e salvato. Ma colui che ci salva è solo Gesù, la verità!
Dom Guillaume, cappellano monastero trappista N.S. di Valserena (Pisa)
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