Davanti all’arcivescovado, ancora con i paramenti della celebrazione, mitria e pastorale in mano, il Cardinale Segretario di Stato si intrattiene, come un anziano sacerdote, con un gruppetto di bambini.
«È stata una bellissima emozione», ci dice sorridente e disteso dopo tre ore di rito «la scoperta di una terra, la vostra Sardegna che non conoscevo e che mi ha edificato per partecipazione e calore umano. Ne parlerò, al mio rientro a Roma, con Papa Francesco al quale darò conferma dell’affetto che nutrite per lui, a quasi dieci anni dalla sua visita a inizio pontificato».
Nella sua omelia ha voluto dare, fra i tanti, un consiglio al Nunzio appena consacrato vescovo: “ama l’Africa”. «Sì, gli ho detto di amare l’Africa come un sardo ama la sua terra: sono sicuro che monsignor Walter saprà essere un degno ambasciatore del Papa in quella terra e in quella Chiesa così giovane ma così martoriata».
«Mi ha molto colpito quella espressione del Cardinale Parolin», conferma il neo vescovo monsignor Walter Erbì, «soprattutto quell’impegno a essere “ponte”, fra la Chiesa universale e le comunità locali, messaggero di pace, costruttore di quella “civiltà dell’amore” che Papa Francesco non cessa mai di indicare come la strada maestra per la salvezza dell’umanità».
Fra la lunga sequenza di ringraziamenti, cardinali, vescovi ma anche semplici amici, il ricordo più commosso quello rivolto alla mamma, presente in prima fila, e al papà, «presente anche lui, ma dal Cielo». Due lacrime hanno bagnato il volto di “don Walter”: «crescendo, ho capito che non bisogna nascondere i propri sentimenti e non vergognarsene mai». Parola di Nunzio.
Paolo Matta