ANNO SANTO DELLA MISERICORDIA E GIUBILEO DEL CONCILIO VATICANO II

Il Papa, dopo quella di Bangui, ha aperto la Porta Santa della basilica di San Pietro. È iniziato il Giubileo straordinario della misericordia, aperto in anticipo nella martoriata capitale della Repubblica Centrafricana.

Francesco ha dovuto spingere con forza i massici portali bronzei. Una volta aperti, si è fermato sulla soglia per alcuni minuti di silenziosa preghiera. Dopo di lui la sempre più minuta, bianca figura di Benedetto XVI, a dare ancor più spessore storico all’evento, il primo Anno Santo presente un Papa emerito accanto a quello reggente.

Non è questo l’unica, storica novità. Perché, per la prima volta, nella secolare storia dei Giubilei, oltre alla Porta Santa di San Pietro e a quelle delle altre tre Basiliche maggiori romane, si aggiungeranno le Porte della Misericordia (questa la loro denominazione lungo l’Anno giubilare) delle cattedrali e dei grandi santuari di tutto il mondo.

«Dobbiamo anteporre la misericordia al giudizio, e in ogni caso il giudizio di Dio sarà sempre nella luce della sua misericordia», ha detto nella sua breve omelia Papa Francesco, ricordando che il gesto di aprire la Porta Santa della Misericordia «pone in primo piano il primato della grazia». Quel primato che riecheggia più volte nelle letture del giorno, nel gioia di Maria: «La grazia di Dio l’ha avvolta, rendendola degna di diventare madre di Cristo. La pienezza della grazia è in grado di trasformare il cuore, e lo rende capace di compiere un atto talmente grande da cambiare la storia dell’umanità».

«Anche la storia del peccato», ha aggiunto Francesco «è comprensibile solo alla luce dell’amore che perdona. Se tutto rimanesse relegato al peccato saremmo i più disperati tra le creature, mentre la promessa della vittoria dell’amore di Cristo rinchiude tutto nella misericordia del Padre».

Questo Anno Santo straordinario è definito dal Papa un «dono di grazia». «Entrare per quella Porta significa scoprire la profondità della misericordia del Padre che tutti accoglie e a ognuno va incontro personalmente. Sarà un Anno in cui crescere nella convinzione della misericordia. Quanto torto viene fatto a Dio e alla sua grazia quando si afferma anzitutto che i peccati sono puniti dal suo giudizio, senza anteporre invece che sono perdonati dalla sua misericordia».

«Abbandoniamo ogni forma di paura e di timore – è l’appello di Francesco – perché non si addice a chi è amato; viviamo, piuttosto, la gioia dell’incontro con la grazia che tutto trasforma».

Il Papa ha quindi ricordato l’anniversario della conclusione del Concilio. «Oggi varcando la Porta Santa vogliamo anche ricordare un’altra porta che, cinquant’anni fa, i Padri del Concilio Vaticano II spalancarono verso il mondo. Questa scadenza non può essere ricordata solo per la ricchezza dei documenti prodotti, che fino ai nostri giorni permettono di verificare il grande progresso compiuto nella fede. In primo luogo, però, il Concilio è stato un incontro. Un vero incontro tra la Chiesa e gli uomini del nostro tempo. Un incontro segnato dalla forza dello Spirito che spingeva la sua Chiesa a uscire dalle secche che per molti anni l’avevano rinchiusa in sé stessa, per riprendere con entusiasmo il cammino missionario».

«Era la ripresa di un percorso – ha concluso il Pontefice – per andare incontro a ogni uomo là dove vive: nella sua città, nella sua casa, nel luogo di lavoro… dovunque c’è una persona, là la Chiesa è chiamata a raggiungerla per portare la gioia del Vangelo. Una spinta missionaria, dunque, che dopo questi decenni riprendiamo con la stessa forza e lo stesso entusiasmo. Il Giubileo ci provoca a questa apertura e ci obbliga a non trascurare lo spirito emerso dal Vaticano II, quello del Samaritano, come ricordò il beato Paolo VI a conclusione del Concilio. Attraversare oggi la Porta Santa ci impegni a fare nostra la misericordia del buon samaritano».

 

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