Nel processo canonico di questo Santo, morto a Cagliari 450 anni fa, a proposito dei miracoli che gli vengono attribuiti, si legge che «la sua storia è un evento mai accaduto nella Chiesa dal tempo degli Apostoli».
San Salvatore da Horta riposa nella sua urna di bronzo, sotto l’altare maggiore della chiesa di Santa Rosalia, dal 1938: come in vita, anche in morte, il grande taumaturgo ha conosciuto trasferimenti: dapprima nel convento di San Mauro (dove muore il 18 marzo del 1567) quindi, nel 1758, in una cappella laterale della chiesa di Santa Rosalia per poi essere definitivamente sistemato nel presbiterio di quello che oggi è il Santuario che porta il suo nome.
Mercoledì 19 ottobre questa inusuale cerimonia, guidata e presieduta dall’arcivescovo Arrigo Miglio: la ricognizione del corpo e del cuore del Santo francescano. Un evento eccezionale che dimostra – scrive padre Salvatore Morittu, custode dei Frati Minori della Sardegna, «con quale cura meticolosa e tale devozione la Chiesa tratta e venera i suoi Santi anche dopo la morte, in altre parole come tratta le Reliquie».
Una apposita Commissione (formata da un giudice, un promotore di giustizia, notaio e un perito medico) verificheranno la reale esistenza dei resti del corpo del Santo, l’attuale stato delle reliquie, quindi la loro messa in sicurezza secondo le tecniche oggi più avanzate.
Sarà un lavoro che non si esaurirà nella sola serata del 19 ottobre ma in una serie di seduta, ognuna alla presenza dell’Arcivescovo o di un suo delegato. Si procederà anche al cambio dell’attuale abito francescano che oggi riveste le reliquie di San Salvatore da Horta che sarà utilizzato per farne delle reliquie richieste non solo dai devoti sparsi in tutta la Sardegna ma da ogni parte d’Italia e del mondo.