C’era grande attesa per le prime dichiarazioni in aula del cardinale Angelo Becciu, in un processo che lo vede imputato, ma anche già condannato prima della sentenza privato com’è delle prerogative e dei diritti del cardinalato.
Con l’aggravante che, in questo affaire, il primo ad essere incriminato è stato quel monsignor Alberto Perlasca, diventato poi il grande accusatore di Becciu, che – stranamente – non subirà
alcun processo.
Per la prima volta – da quella drammatica conferenza stampa all’indomani dell’altrettanto drammatico colloquio con Papa Francesco, era il 24 settembre dello scorso anno, nel corso del quale aveva rimesso nelle mani del Pontefice ogni suo incarico in seno alla Chiesa – don Angelino, come tutti continuano a chiamarlo a Pattada, rompeva quel silenzio, tutto evangelico ma anche tutto sardo.
«Ci sono volute dieci udienze»- ha scritto il quotidiano della Cei Avvenire – «ma finalmente il processo vaticano sui presunti illeciti intorno alla compravendita di un immobile a Londra è entrato nel merito dei fatti contestati. Interrogato in merito alle somme inviate alla diocesi di Ozieri per finalità caritative, prima di rispondere alle domande del presidente del Tribunale, Giuseppe Pignatone, monsignor Becciu ha reso una dichiarazione spontanea in cui ha riaffermato la sua innocenza, definendo le accuse che gli sono state mosse «assurde, incredibili, grottesche, mostruose», solo desiderando «che la verità venga al più presto proclamata».
«Lo devo alla mia coscienza» – ha sottolineato –. «Lo devo ai miei antichi collaboratori, a tutti gli uomini della Curia, alle comunità ecclesiali che mi hanno conosciuto come delegato del Papa per la beatificazione di numerosi servi di Dio e nei numerosi Paesi che ho servito nel corso del mio servizio diplomatico. Lo devo ai miei familiari. Lo devo alla Chiesa intera. Lo devo soprattutto al Santo Padre, che – ha rivelato – recentemente ha dichiarato di credere alla mia innocenza».
Quanto alle somme che gli vengono contestate (125mila euro dei fondi della Segreteria di Stato, dopo che lo stesso cardinale aveva prestato alla Caritas di Ozieri iniziali 100mila euro, ma tratti dalle sue sostanze, 50mila dei quali lasciati come donazione per un progetto «nel quale credo», ha sottolineato Becciu) la spiegazione è stata la seguente: «I 25.000 euro nel 2015, richiesti dall’allora vescovo di Ozieri, servirono a far ripartire la produzione di un panificio, promosso dalla Diocesi, d’intesa con la locale Caritas, andato distrutto in un incendio, grazie al quale oltre quindici lavoratori svantaggiati sono in grado di sostenere, da anni, sé stessi e le loro famiglie».
Il secondo contributo, «per 100.000 euro nel 2018, fu erogato, sempre a fronte di richieste del Vescovo di Ozieri, per sostenere la costruzione di un centro polifunzionale, denominato “Cittadella della carità”, finalizzato a ospitare, fra l’altro, uffici Caritas, assistenza agli anziani e ai profughi». I lavori di realizzazione sono partiti il 28 febbraio scorso per un costo che supera il milione e 300mila euro. Gli avvocati Viglione e Marzo hanno aggiunto: «Tutto quello che il Cardinale sostiene è documentato da atti che abbiamo già provveduto a depositare».