La prima uscita romana, appena giunto nella Capitale, è stata al Seminario Romano, alla “sua” Madonna della Fiducia. Poi è stata una settimana vissuta all’insegna della più assoluta normalità prima dell’abbraccio, lungo e affettuoso, con Papa Francesco dopo aver ricevuto la berretta e l’anello cardinalizio. Qualche visita di amici vescovi e sacerdoti, molta preghiera, qualche breve uscita per andare a San Pietro e alla Chiesa del Gesù.
Luigi De Magistris tutto si aspettava fuorché di entrare, alla soglia degli 89 anni, nel Collegio dei cardinali.
Un fulmine in un cielo che non poteva essere più sereno. Dal momento che ha appreso della nomina uscendo dalla Cattedrale, dopo una domenica mattina trascorsa al buio del suo confessionale ad ascoltare i penitenti.
Una serenità che non lo ha lasciato nemmeno alla mattina del Concistoro, sotto le volte della Basilica di San Pietro. A chi gli chiedeva se fosse preoccupato, ha risposto negativamente. Ma alla domanda “Non ci tieni per niente?” pronta la risposta di un uomo di fede: «Questo no, non posso dirlo, perchè tutto quello che viene dalla Chiesa è sempre una cosa grande».
Fra i venti nuovi cardinali, De Magistris è fra i cinque “non elettori”, perché ultraottantenne. Si è recato al Concistoro, come previsto dal cerimoniale, con gli abiti cardinalizi, veste e mozzetta rosso porpora, anche se in cuor suo aveva già iniziato il conto alla rovescia per poter tornare alla sua talare nera, magari lisa e stropicciata. Ai suoi parenti che, nelle giornate romane, gli sono stati particolarmente vicini più volte ha ripetuto “bene vixit qui bene latuit”, ha vissuto bene chi ha saputo stare ben nascosto.
Con un’innocenza quasi fanciullesca, di tutto il Concistoro il cardinale De Magistris, più che l’imposizione della berretta e dell’anello cardinalizio, ricorda l’abbaraccio di Papa Francesco.
Lungo, silenzioso, affettuoso. Particolarmente affettuoso perché, arrivato il suo turno, il Papa ha lasciato la sedia, si è alzato e gli si è fatto incontro per non farlo inginocchiare.
Un segreto, intimo e profondo, quel dialogo fitto fitto fra l’anziano porporato e Francesco.
In San Pietro anche una delegazione istituzionale dalla Sardegna, presidente Pigliaru e sindaco Zedda in testa. Numerosi i parenti arrivati da Cagliari. Con l’Arcivescovo Miglio, anche Giovanni Ligas, vicario generale della Diocesi, alcuni membri del Capitolo Metropolitano, diversi sacerdoti della diocesi e un gruppo di chierici del Seminario Regionale.
Ma il momento più toccante è stata la visita al Seminario Romano nel giorno della festa patronale. Accolto dal Rettore, da alcuni vescovi ex-alunni e dai seminaristi, il neo cardinale si è commosso quando, dopo cena, è stato cantato l’Inno alla Madonna della Fiducia. Poi, finalmente, il ritorno nella sua casa di Castello, alle sue abitudini. E ai suoi gatti, dei quali sentiva la mancanza.