PENTECOSTE: ABITAZIONE DELLO SPIRITO SANTO NEL CUORE DELL’UOMO

Solennità di Pentecoste (anno A) 4 giugno 2017
Letture: At 2,1-11; 1 Cor 12,3b-7.12-13; Gv 20,19-23

Spesso dimentichiamo che la festa di Pentecoste era già una festa del giudaismo nel tempo di Gesù.
Questa festa aveva due significati. Alle origini, era la festa celebrata alla fine della mietitura, nella quale si offrivano a Dio le primizie dei prodotti della terra. Poi questa festa è diventata commemorazione della Pasqua, ricordo dell’uscita dall’Egitto e dell’alleanza. Era una delle tre feste principali del giudaismo, e questo spiega perché tanti giudei venivano a Gerusalemme per questa celebrazione di ringraziamento. Questa festa esprimeva dunque la gratitudine del popolo per i doni ricevuti: i doni della terra e il dono della Legge, della Parola di Dio.

Per noi, come per i primi cristiani, questa festa riveste lo stesso significato, ma a un livello molto più profondo. Difatti, la Parola, il Verbo di Dio si è fatto carne e è venuto vivere e abitare tra noi, con noi. L’alleanza prende dunque un nuovo significato, perché si esprime nel dono di sé di Cristo, morto e risorto per la nostra salvezza. La Parola di Dio ha oggi per noi un volto e un nome, Gesù Cristo. Ma questo dono, quando viene accolto, suscita un altro dono, il dono dello Spirito di Dio, il dono dell’Amore che unisce il Padre e il Figlio.
Nella Pentecoste cristiana, Dio non ci fa solo il dono delle realtà di questo mondo, ma ci offre anche il suo Figlio e ci invita a ricevere e condividere la sua vita, col dono dello Spirito.

La Pentecoste è dunque, per noi, la celebrazione del compimento della storia della salvezza. Perché ci vuole lo Spirito per accogliere i doni di Dio e rendergli grazie. La vita spirituale non è nient’altro che la vita dello Spirito Santo in noi! Gesù ha promesso lo Spirito a chi accoglie il suo insegnamento e cerca di metterlo in pratica con tutte le sue forze e con tutto il cuore.
La vita di fede è proprio questa apertura alla potenza dello Spirito.

I Padri della Chiesa, e in modo particolare gli antichi monaci, parlavano di abitazione dello Spirito nel cuore. Per loro, il compito di ogni cristiano era di pulire la casa, non solo la facciata esterna, ma anche la stanza più intima del cuore, per accogliere lo Spirito. Amavano usare l’immagine evangelica del calice pulito all’esterno e all’interno, perché Dio possa versarvi il suo profumo, cioè il suo Spirito.
Questa bellissima immagine dell’essere umano, simile a un flacone di profumo molto prezioso, ci ricorda tanti testi biblici nei quali Dio desidera trasformare il cuore dell’uomo per farne la sua dimora.

Dimora, tempio, luogo di riposo, tutte queste espressioni ci ricordano che il dono dello Spirito esprime prima di tutto il desiderio di Dio di abitare in noi, in mezzo a noi. La missione nasce dalla trasformazione del cuore di ognuno di noi. Dio desidera vivere in noi per trasformare le nostre relazioni, per cambiare il mondo. L’entusiasmo, nel senso letterale del termine, significa esprimere l’esperienza della pienezza di Dio in noi. La gioia, la forza, il coraggio, la bontà, la misericordia sono doni dello Spirito. Solo chi accoglie lo Spirito, solo chi accetta di lasciarsi trasformare dalla presenza dello Spirito Santo, solo chi acconsente a diventare casa di Dio in questo mondo, può essere testimone, segno dell’amore di Dio!

Dom Guillaume
trappista, cappellano Monastero Cistercense Valserena
www.valserena.it

Condividi sui social