Per Sant’Agostino non c’è nessun merito nell’uomo ma tutto dipende da Dio che salva
25a domenica Tempo Ordinario Anno A (24 settembre 2017) Letture: Is 55, 6-9; Fil 1, 20c-24.27a; Mt 20, 1-16
Se il proprietario della Fiat, delle Ferrovie dello Stato o dell’Alitalia agisse come il padrone di casa del vangelo, possiamo essere sicuri che ci sarebbe subito un sciopero nazionale e critiche da tutte le parti, imprenditori e sindacati insieme, e forse anche dalla Chiesa stessa. Dare lo stesso stipendio a quello che ha lavorato un giorno o un’ora non è né logico né giusto. Questo ci sembra molto evidente per le cose di questo mondo. Senza dubbio, è per questa ragione che Gesù prende l’esempio del padrone di casa, per farci capire che il regno di Dio non funziona come gli affari degli uomini.
In un certo senso, nel regno di Dio, non c’è giustizia, perché il primo come l’ultimo riceve la stessa ricompensa. Questo problema aveva provocato grandi polemiche all’inizio del quinto secolo tra Pelagio e Agostino. Per il primo, che voleva incoraggiare lo sforzo dell’uomo e un alto livello di moralità nella società e nella Chiesa, tutto dipendeva della nostra buona volontà che sarebbe ricompensata nell’altro mondo. Ma per Agostino, non c’era nessun merito nell’uomo. Tutto dipendeva da Dio che salva, per mezzo di Gesù-Cristo. Certo, il cristiano deve comportarsi in modo degno del vangelo, ma questo non basta, perché siamo tutti servi inutili.
Il problema di Pelagio era che cercava di fare entrare Dio nella logica umana. Non accettava che Dio fosse aldilà dei suoi concetti, della sua visione. Questo problema non era nuovo. Anche i farisei e gli scribi avevano la stessa difficoltà. Non accettavano che Dio avesse un altro modo diverso dal loro. Per questo, con questa parabola, il Signore fa esplodere tutti i nostri pregiudizi, il nostro modo troppo stretto di vedere la realtà. Ma qual è il vero problema che si trova dietro questa polemica?
Pelagio, come i farisei e anche forse come molti tra noi, parte dal punto di vista umano, dai nostri diritti. Agostino, seguendo il Signore, parte dall’amore di Dio per noi, per ognuno di noi, chiunque sia, e dal nostro bisogno. Pelagio parte dal progetto umano che vuole costruire un mondo giusto e sanare tutto ciò che non corrisponde alla sua visione della giustizia. Questo è stato il metodo di tutte le dittature le più crudeli del mondo. In nome di questa logica, si uccide, si brucia, si elimina. Tutti i terrorismi contemporanei partono da questo punto di vista, anche quando pretendono di servire Dio.
Gesù, al contrario, ci propone un’altra logica, fondata sulla misericordia di Dio e il suo amore fino alla morte sulla croce. La sua risposta al buon ladrone si spiega così. Fino all’ultimo momento della nostra vita, Dio ci aspetta, ci invita, ci supplica di venirGli incontro. L’undicesima ora non è solo per gli altri, ma è soprattutto per noi, ognuno di noi. E questo è la grande rivelazione del vangelo, che fa sempre scandalo, ancora oggi e fino alla fine dei tempi: Dio ci vuole bene e ci aspetta, qualunque sia il nostro peccato. E il Signore aspetta da quelli che hanno risposto prima che si rallegrino della conversione di questo ladrone che si nasconde nel cuore di ognuno di noi. Anche se non lo sappiamo o non vogliamo riconoscerlo.
Dom Guillaume trappista, cappellano Monastero Cistercense Valserena
(www.valserena.it)