L’Alto Commissariato Onu per i rifugiati lancia l’allarme: «Peggiorano sempre più le condizioni di viaggio, mentre la rotta libica resta la più pericolosa»
La frequenza dei naufragi sulle rotte dei migranti si è fatta incalzante: una sequenza di storie diverse che finiscono tutte nel cimitero senza lapidi del Mediterraneo.
A ben poca consolazione porta il dato che, rispetto a quello dello scorso anno, il numero degli arrivi è rimasto quasi uguale: 47.820 contro 47.643 del 2015.
Il conto infatti si fa drammatico quanto a morti e dispersi: tra vittime recuperate e non, il Missing Migrants Project – secondo un articolo pubblicato da La Stampa – calcola che manchino 2918 persone, 1090 in più rispetto a 12 mesi fa ma soprattutto solo 853 in meno del calcolo di fine 2015.
«È evidente che il tasso di morti e dispersi è notevolmente aumentato» conferma Barbara Molinario dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr).
I migranti ascoltati dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) raccontano di una nuova tattica degli scafisti libici che avendo recuperato dal macero giganteschi e fatiscenti barconi li caricano all’ inverosimile.
Un’ipotesi non verificabile ma plausibile, secondo l’Unhcr:
«Le condizioni del viaggio stanno peggiorando. Oltre a coinvolgere un numero massiccio di persone, i barconi pongono un secondo grosso problema per via delle stive, talvolta addirittura a due livelli, dove in caso di naufragio non c’è alcuna possibilità di salvarsi. E le tragedie verificatesi nell’ultima settimana sono il prodotto di classici ribaltamenti di grandi carichi».
A eccezione dei pochi che si avventurano con piccole imbarcazioni dal Marocco all’Andalusia (per evitare le blindatissime Ceuta e Melilla) o delle piroghe di fortuna che salpano alla cieca dalla Mauritania o dal Senegal, le rotte restano per il momento sostanzialmente due, quella libica e quella egiziana ed entrambe puntano sull’Italia.
«I migranti non vogliono più andare in Grecia, come prova la storia di quelli soccorsi ad aprile e trasportati per forza a Kalamata» dice Flavio Di Giacomo dell’Oim. A maggio, dopo l’entrata in vigore dell’accordo tra Ankara e l’Unione europea, la guardia costiera turca ha intercettato appena 1109 migranti intenti a provare la traversata verso la Grecia contro gli 8530 di marzo (inoltre non ci sono state vittime ad aprile e maggio laddove i primi 3 mesi dell’anno ne avevano viste 173).
Il dato però è che si continua a morire, più di prima. Gli arrivi sono grossomodo gli stessi ma le partenze sono evidentemente aumentate. E secondo voci di amici dei migranti soccorsi e adesso ospitati nei centri di accoglienza, il trend non è in calo: si mormora di almeno 5000 mila persone pronte a mettersi in mare dalla Libia nelle prossime settimane.