Una rivoluzione ecclesiale. Anche i vescovi della Sardegna non esitano a definire così l’ennesimo, ormai quasi quotidiano colpo di maglio con cui questo Papa scuote la Chiesa cattolica.
Ad andare in pezzi è ora la Sacra Rota: le cause di nullità del matrimonio saranno gratuite e più veloci, ma soprattutto resteranno in sede locale.
«La riforma voluta da Papa Francesco non significa che adesso anche la Chiesa ha il suo “divorzio breve“. Qui si parla di nullità del matrimonio e di procedure più snelle per ottenerne il riconoscimento».
Arrigo Miglio, arcivescovo di Cagliari, cita «la libertà dei coniugi, l’accettazione dei figli, la forma canonica», condizioni che il parroco deve accertare prima della celebrazione del sacramento, «processicolo», questo il suo nome, che «dovrà essere rivisto, come va ripensata tutta la preparazione al Matrimonio».
«Siamo di fronte a una riforma profonda», aggiunge Ignazio Sanna, arcivescovo di Oristano «perché viene restituito al vescovo-pastore, successore degli Apostoli, il potere “di sciogliere o di legare” delegato a uffici e tribunali. Quella del Papa», aggiunge « è una preoccupazione pastorale non giuridica, ma soprattutto è una decisione collegiale e sinodale presa su indicazioni dell’episcopato mondiale emerse nel Sinodo precedente: la Chiesa vive nelle diocesi e nelle parrocchie, non nelle aule di tribunale».
«Il Papa ribadisce l’esperienza decisiva della Chiesa, e cioè la sua prossimità verso i bisognosi, non solo economicamente intesi, che richiedono una maggiore vicinanza anche in termini di gratuità e di maggiore snellezza nelle procedure. Il vescovo allora» – precisa Antonello Mura, fresco Pastore d’Ogliastra – «deve essere il primo a farsi prossimo, anche perché a lui viene affidato il giudizio di primo grado e così può manifestare in pienezza questa vicinanza».
«Già dall’incipit, da quel “Mitis Iudex” (Giudice mite) abbiamo un assaggio non procedurale ma pastorale di questa riforma incorniciata nella mitezza del Salvatore» – aggiunge Mauro Maria Morfino, vescovo di Alghero-Bosa – «nel senso che Papa Francesco non chiede solo una semplificazione di procedure ma giudizi più rapidi e accessibili a tutto il popolo di Dio e non solo a una sua forma elitaria».
«Era attesa da tempo questa riforma» aggiunge Miglio. «Ricordo benissimo di averne parlato a Benedetto XVI nella visita ad limina del 2007: mi disse che tanti altri vescovi e cardinali gli avevano chiesto di rivedere l’ordinamento dei Tribunali ecclesiastici, alla luce anche del moltiplicarsi dei casi di nullità del matrimonio. È infatti diffusa la convinzione dei pastori che parecchi dei matrimoni che si celebrano oggi non abbiano le condizioni sufficienti per essere validi come sacramento».
«Era quello che ci voleva», ribadisce il vescovo Morfino «nel tempo di mezzo tra il Sinodo mondiale delle famiglie e l’avvio del Giubileo straordinario. In Modo particolare perché il vescovo diocesano diventa giudice di questo Tribunale della Misericordia, connotazione che non esclude la giustizia perché, se la Chiesa scioglie, è perché un enorme numero di fedeli soffre e chiede risposta a una sofferenza oggettiva che deve passare attraverso la mitezza del Signore».