«La Chiesa cattolica deve chiedere scusa alla comunità gay per avere marginalizzato queste persone… Io credo che la Chiesa non solo debba chiedere scusa (…) a questa persona che è gay che ha offeso, ma deve chiedere scusa anche ai poveri, alle donne e ai bambini sfruttati nel lavoro; deve chiedere scusa di aver benedetto tante armi… di non aver accompagnato tante scelte, tante famiglie».«E per Chiesa intendo i cristiani», precisa, giusto perché nessuno si senta esentato.
Al ritorno dall’Armenia, sull’aereo che lo riporta a Roma, Papa Francesco tiene l’ennesima lezione di comunicazione evangelica. «Ascoltiamo Francesco senza la frenesia di etichettarlo: a parlarci non è un dispensatore di battute a uso dei media, ma un uomo coraggioso con le parole di un amico, le mani di un medico e il volto di un padre», scrive l’inviato di Avvenire.
Nei giorni scorsi, con una nota ufficiale, l’arcivescovo di Cagliari Arrigo Miglio era intervenuto per chiudere le polemiche sorte dopo le parole pronunciate da don Massimiliano Pusceddu durante un’omelia nella chiesa parrocchiale di Decimoputzu.
Una presa di posizione arrivata non solo per puntualizzare quanto affermato da don Pusceddu nell’omelia, ma soprattutto dopo il suo intervento a una trasmissione radiofonica durante il quale lo stesso sacerdote si era abbandonato a un linguaggio e a espressioni decisamente poco degne del ruolo e dello status di pastore d’anime.
Di qui il pressante invito al silenzio del vescovo ad evitare una triste deriva dalle immaginabili conseguenze.