Presa di posizione dei vescovi di Piemonte e Valle d’Aosta sulle cosiddette “messe di guarigione”.
La Conferenza Episcopale delle due regioni ha emanato un documento che stabilisce alcuni punti fermi su questa realtà che vede coinvolti numerosi gruppi di fedeli e di associazioni e aggregazioni laicali.
Un’esigenza – si legge nel documento – di mettere “punti fermi” per evitare abusi e alimentare false speranze che nasce dalla «consapevolezza che, spesso, alcune di queste celebrazioni si caricano di attese improprie, e di speranze che poco hanno a che fare con quel clima di preghiera e di comunione che la celebrazione della fede cristiana – soprattutto nella Messa – deve avere e salvaguardare ad ogni costo».
«L’Eucaristia – scrive Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino – ha sue regole precise, anche per quanto riguarda le modalità di celebrazione sia della Messa che dell’Adorazione che ne può seguire, e dei testi delle preghiere prescritte per i malati e sofferenti; regole che non possono e non debbono essere sostituite o modificate in modo arbitrario. Così come non si può e non si deve scambiare la celebrazione eucaristica con nessun altro contesto. Non ci sono preghiere di guarigione diverse e alternative alle invocazioni previste nei libri liturgici».
Sul banco degli imputati la rete Internet dove è facile trovare risposte – in una sorta di marketing della fede – a ogni domanda, comprese quelle più impegnative riguardanti il senso della vita o della sofferenza fisica e psicologica.
«Come pastori», scrivono ancora i vescovi del Piemonte e della Valle d’Aosta – «abbiamo il dovere di ammonire i fedeli e le comunità dai rischi di banalizzazione di preghiere che allontanano dalla chiara verità del sacrificio eucaristico; e vogliamo ribadire invece come la sola Eucaristia, il dono più grande che ci è stato fatto, sia il centro della fede e il punto culminante di un cammino, personale e comunitario, cristiano».