“Laudato sì“: sarebbe questo il titolo scelto dal Papa per la sua nuova enciclica sull’ambiente, la seconda dopo la Lumen Fidei, che però aveva “ereditato” da Benedetto XVI.
Mutuato dal “Cantico delle creature” è un nuovo omaggio a san Francesco del primo Papa nella storia ad aver assunto il nome del santo d’Assisi.
Lume per il pontefice argentino non solo per la sua attenzione alla povertà ma ora anche per l’amore con cui il poverello guardava al creato.
A rivelare il molto probabile titolo è stato il direttore della Libreria Editrice Vaticana, don Giuseppe Costa.
Il tema dell’ambiente è molto caro al Papa argentino che associa la mancata custodia del creato a quella “cultura dello scarto” che crea emarginazione e povertà.
E quindi è da attendersi un nuovo richiamo alla necessità di mettere in campo nuovi modelli di sviluppo, diversi modi di concepire l’economia, che abbiano al centro la persona.
La lettera enciclica “sulla cura della casa comune” dovrebbe essere pubblicata entro la metà di giugno. “Sono tanti gli editori all’estero che sono già interessati alla pubblicazione dell’enciclica nei loro Paesi”, ha aggiunto don Costa.
Se verrà confermato il titolo, Papa Francesco rende un nuovo tributo anche alla lingua italiana, che lui ha privilegiato nei discorsi fin da
i primi giorni del pontificato. “Laudato sì” è infatti il motivo ricorrente del Cantico delle Creature, la preghiera più conosciuta scritta da san Francesco, ma anche il testo poetico più antico della letteratura italiana.
Grande attesa dunque per l’enciclica sull’ambiente di Bergoglio,
Nel suo messaggio il giorno dell’inaugurazione dell’Expo a Milano Papa Francesco era stato chiaro: la “grande sfida” per l’umanità del ventunesimo secolo è “smettere finalmente di abusare” dell’ambiente, perché tutti possano mangiarne i frutti.
Della sua enciclica il Papa aveva parlato recentemente in un incontro privato con il segretario generale dell’Onu Ban Ki Moon.
E ancora una volta il Papa avrebbe sconvolto gli schemi non limitandosi alla consultazione dei cardinali o degli uffici vaticani competenti ma confrontandosi anche con teologi ed esperti al di fuori delle Mura leonine.
Uno di questi è il teologo Leonardo Boff, tra i padri della teologia della liberazione, che ha inviato a Roma una grande quantità di materiale.
“Me lo ha chiesto il Papa”, aveva lui stesso confidato qualche mese fa.