La tentazione “originale”: esistere per se stessi o per un Altro?

I domenica di Quaresima – Anno C6 marzo 2022
Letture: Dt 26, 4-10; Rm 10, 8-13, Lc 4,1-13

Quando Dio è presente, la tentazione non è mai molto lontana. E questo vale anche inversamente: quando la tentazione ci consuma, Dio stesso è proprio vicino a noi.
Questo potrebbe sembrarci paradossale, e forse addirittura in contraddizione con una certa visione  dell’esperienza spirituale così comune ai nostri giorni. In effetti noi immaginiamo spesso la vicinanza di Dio, la sua intimità, come una sorta di oceano di felicità, dove basterebbe lasciarci portare dalle onde soavi di una certezza tranquillante. 

Il Vangelo ci ricorda, invece, se non l’avessimo già scoperto da noi stessi, che incontrare Dio significa anche affrontare la parte più tenebrosa e più strana di noi stessi. Gli amici di Dio, quelli che si sono lasciati attirare da lui nel deserto, lo sanno bene: le ombre delle nostre vite si manifestano solo nello splendore della luce. Le tre tentazioni riferite da Luca riassumono, da sole, la moltitudine di sollecitazioni che ogni giorno ci invitano ad avviarci lungo percorsi obliqui, ai nostri occhi ben più facili e più confortevoli delle vie di Dio. D’altra parte, perché Dio dovrebbe sentirsi toccato dalla soddisfazione dei nostri bisogni più essenziali? Non ci ha forse creati così, limitati, vulnerabili e dipendenti? Perché dunque dovrebbe prendersela se cerchiamo di sottrarci? In definitiva, è proprio questo l’interrogativo che si pone a Gesù attraverso le insinuazioni del demonio. Se lo puoi, perché non soddisfare tutti i tuoi desideri? Dopo tutto, in che cosa Dio ne sarebbe offeso? E se non lo puoi, perché non cercare tutti i mezzi per riuscirci? La saggezza popolare non afferma forse che «la carità comincia con se stessi?»

Il cuore del dibattito che si svolge sotto i nostri occhi fra Gesù e il demonio, quel dibattito che è anche il nostro, ci appare d’improvviso nella sua straordinaria intensità: noi esistiamo per noi stessi o per un Altro, grazie a un Altro? Era stata proprio questa l’esperienza del popolo d’Israele nel corso del suo esodo attraverso il deserto, per quarant’anni, come ricorda il libro del Deuteronomio. In effetti, attraverso numerose tentazioni e lotte, gli israeliti avevano finito per imparare che Lui solo ascolta il grido dell’uomo e lo libera, Lui solo ci salva e ci conduce sulle vie della vita e della felicità. Se potessimo anche solo prendere coscienza  che la felicità e la sventura non assomigliano a quelle immagini che noi portiamo profondamente inscritte in noi, potremmo finalmente ricominciare a ricercare la vera felicità, quella via che Gesù ci traccia lungo tutti i Vangeli.

Dom Guillaume – Cappellano Monastero Cistercense di Valserena (Pisa)
www.valserena.it

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