L'antefatto
Il cardinale Angelo Becciu, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, il 24 settembre 2020 si dimette e rinuncia alla porpora subito dopo un colloquio con Papa Francesco, a proposito di un servizio del settimanale “L’Espresso” sulla distrazione di fondi della Santa Sede.
Il 19 novembre un’inchiesta di Vittorio Feltri (direttore del quotidiano “Libero”) smonta tutte le accuse contro il cardinale Becciu, definendole una montatura giornalistica e rivolge dodici domande a “L’Espresso”, che non risponderà, sulle incongruenze e sui tempi della pubblicazione.
Il silenzio
Sul “caso Becciu” continua a incombere un assordante, imbarazzante silenzio.
Dopo il presunto scoop de L’Espresso e lo scalpore suscitato, subito ripreso e amplificato da tutti i massimi organi di stampa (saranno più di 3.000 i siti che vi apriranno con titoli a nove colonne, editoriali e commenti secondo la consolidata regola dello sbatti il mostro in prima pagina),
- nonostante una drammatica conferenza dell’ormai deposto cardinale nella quale Becciu ribadiva la completa estraneità alle accuse infamanti che gli venivano mosse, confermando di non risultare indagato né dalla magistratura vaticana né da quella italiana;
- nonostante il quotidiano “Libero” ( vedi Il Teorema Becciu smontato da Libero: quelle 12 domande ancora senza risposte) abbia smontato il presunto scoop («rivelatosi poi una clamorosa truffa giornalistica», ha detto Giovanni Minoli in una puntata di “Il Mix delle 5” dello scorso febbraio) de L’Espresso che, sette ore e cinquanta minuti prima che il cardinale incontrasse il Papa, pubblicava la notizia delle dimissioni di Becciu («coincidenza che fa pensare a un complotto», ha scritto Lucetta Scaraffia, ex direttrice del mensile dell’Osservatore Romano, Donna Chiesa e Mondo)
- nonostante il cardinale Becciu sia stato completamente scagionato dalle presunte colpe a lui mosse dal cardinale Pell e l’Australian Federal Police abbia detto espressamente che «non si è riscontrato, identificato nessuna condotta criminale nei pagamenti arrivati in Australia dal Vaticano», nessun organo di stampa italiano (a eccezione di “Libero”, come detto) ha sentito il bisogno (il dovere!) di andare a vedere cosa c’è dietro questa brutta storia.
Le uniche voci
Becciu quindi, come asserisce Feltri nell’intervista a Minoli, capro espiatorio di una diabolica macchinazione? Come spiegare questa cappa di indifferenza nei confronti di un innocente (fino a prova contraria) massacrato, umiliato, emarginato?
Fabrizio Boschi, dalle colonne de Il Giornale, aggiunge: «Una delle vittime preferite dell’Espresso è sempre stato il Vaticano. Becciu, uomo integerrimo e prete dalla testa agli alluci, è stato degradato e cacciato dalla Santa Sede, quale ladro incallito, alla velocità della luce. In verità lo scandalo è una gigantesca montatura a favore di altri sfuggiti alla giustizia. L’Espresso, come sempre ha fatto anche per altri casi, non ha mai chiarito la sua posizione».
La speranza
Sempre Feltri, su assicurazione delle sue fonti vaticane, conferma che «il Papa e Becciu si sentono periodicamente al telefono», il che significa, secondo il direttore di Libero, «che stanno studiando il modo migliore per rientrare in scena. Una riabilitazione del cardinale di Pattada secondo me è ormai prossima».
Al momento prosegue la quaresima di Becciu, dei suoi familiari (anch’essi coinvolti in questo brutto affaire), della sua comunità diocesana di Ozieri e, con essa, di tutta la Chiesa sarda. Un esodo doloroso e sfibrante, in un deserto accidentato e insidioso che ancora impedisce la visione della terra promessa, della salvezza sperata, della libertà più pura e completa, della luce abbagliante della Resurrezione.
Paolo Matta