Natività San Giovanni Battista – Solennità (24 giugno 2018) – Letture: Is 49, 1-6; At 13, 22-26; Lc 1, 57-66.80
Se domani si annunciasse che, fra poco, verrebbe a visitare Valserena il Santo Padre, sono sicuro che subito si comincerebbe non solo a dipingere, rinnovare, pulire tutta la casa, ma anche a preparare in cucina i piatti più deliziosi, in tale quantità che ci sarebbero rimanenze per i padri cappellani forse per alcuni mesi! Ma sono anche sicuro che, all’arrivo dell’ospite così aspettato, si dimenticherebbe subito tutto il lavoro, la fatica e la tensione di questa preparazione, per concentrarsi solo sulla sua presenza!
Questa piccola parabola umoristica vorrebbe solo suggerire perché tutto il lavoro di preparazione prima della venuta del Messia, cioè tutta la storia dell’Antico Testamento, sembra spesso quasi dimenticata, dopo la venuta del Signore. Difatti, quando arriva l’ospite o l’evento tanto aspettato, tutto ciò che era successo prima sembra subito molto comune e molto normale. Si dimentica molto presto questa lunga storia fatta di attesa, di speranza, ma anche di difficoltà e di angosce.
La solennità della Natività di San Giovanni Battista ci ricorda, però, che la venuta del Signore non è un evento senza radici e senza preparazione. La prima lettura ci ricordava che tanti sono stati i profeti che hanno annunciato e aspettato la sua venuta. Prima della venuta del Signore, i tempi sembravano molto lunghi. Il lavoro di preparazione si faceva in modo nascosto e segreto nel cuore di uomini e donne, come i genitori di Giovanni Battista, che si preparavano, senza sapere quando si sarebbe compiuto il tempo.
L’attesa e la preparazione, Giovanni stesso li ha vissuti, anche lui. Fino all’ultimo momento della sua vita, non è stato sicuro che fosse compiuta la profezia da lui trasmessa al popolo. Per questo mandò da Gesù i suoi discepoli, quando era già in prigione, vicino alla morte, per chiedere, non di essere salvato dalla morte, ma se Gesù era colui che doveva venire! Anche per Giovanni, il tempo dell’attesa è stato un tempo di speranza ma anche di incertezza.
È morto avendo visto, ma senza vedere ancora.
In un certo senso, la vocazione di Giovanni tra l’Antico e il Nuovo Testamento, tra l’attesa e la realizzazione delle promesse, rimane ancora oggi, per ognuno di noi, un passaggio necessario e importante. Anche se non ce ne accorgiamo, viviamo e reagiamo spesso con la mentalità dell’Antico Testamento. Certo, quando leggiamo alcuni testi della Bibbia, siamo scandalizzati di alcuni atteggiamenti dei nostri padri nella fede. Ma dobbiamo anche riconoscere che non siamo migliori di loro. Questo passare in Cristo, questo cambiamento di mentalità non è così evidente.
Per aiutarci a fare questo passo, il Signore ci ha dato l’esempio di San Giovanni Battista. Anche per lui, passare dalla vendetta alla misericordia, dall’onnipotenza all’amore, non è stato facile. Questa preparazione, con le sue tensioni e le sue difficoltà, la dobbiamo vivere anche noi.
La nostra conversione non è mai scontata, non è mai completamente compiuta. Come Giovanni, abbiamo bisogno di tempo per riconoscere colui che viene, il Dio che ama tutti gli uomini e vuole salvarci!
Dom Guillaume trappista, cappellano Monastero Cistercense Valserena
(www.valserena.it)