Terzo Papa dell’epoca moderna, dopo Paolo VI (1970) e Giovanni Paolo II (1985), entrambi già Santi della Chiesa cattolica, Benedetto XVI arriva a Cagliari il 7 settembre 2008 a chiudere i festeggiamenti per il Primo Centenario dalla proclamazione della Madonna di Bonaria a Patrona Massima della Sardegna.
Un’isola tutta che, in quella memorabile, solare domenica, ha mostrato al mondo un volto inedito di questo Pontefice. Tutti aspettavano il freddo cattedratico, il ferreo teologo Prefetto della Congregazione per la dottrina della Fede, il “tedesco” Ratzinger, algido e distaccato. I sardi, quelli accorsi in quasi duecentomila a Cagliari, e poi la marea che lo ha seguito attraverso la diretta televisiva di Videolina, hanno incontrato e, conquistati, hanno abbracciato “il Papa che non ti aspetti”.
La bianca figura apparsa sulla scaletta dell’aereo, alle 9 e 25 di quell’indimenticabile domenica 7 settembre, non hai mai smesso di sorridere, soprattutto con quegli occhi stupiti e incantati, per tanto calore e affetto verso di lui. Salito sulla bianca “papamobile” davanti al palazzo del Municipio, Benedetto XVI è passato fra due ali di folla che neanche il pur scrupolosissimo staff del cerimoniale aveva previsto.
Sono state dieci ore di un’intensità emotiva, uno spessore ecclesiale, una profondità teologica e pastorale che resteranno impressi a lettere di fuoco nella storia della Sardegna. Una giornata, troppo corta per la concentrazione di proposte e di incontri, scandita da quattro magistrali discorsi ma soprattutto da una sequenza di piccoli episodi, briciole di storia, che hanno fatto grande un evento, atteso e preparato da un anno.
Frammenti della visita di un Papa che, forse non saprà fare la “ola” come il suo predecessore (da lui, peraltro, citato in continuazione, punto di riferimento obbligato in tutti i suoi discorsi cagliaritani) ma si è manifestato, dalla Sardegna al mondo intero, col volto di un Pastore premuroso, delicato, attento, sempre sorridente, perfino radioso e raggiante nell’abbraccio con i 70, forse 80 mila del Largo Carlo Felice.
«Famiglia, formazione e fede. Ecco, cari giovani di Cagliari e dell’intera Sardegna, anch’io, come Papa Giovanni Paolo II, vi lascio queste tre parole, tre valori da fare vostri con la luce e la forza dello Spirito di Cristo. Nostra Signora di Bonaria, Patrona Massima e dolce Regina dei Sardi, vi guidi, vi protegga e vi accompagni sempre!» Benedetto XVI è riuscito a scaldare il cuore e le menti di tutti, anche di coloro che, fin nell’immediata vigilia, confessavano indifferenza, perplessità, persino scettico distacco. La sua giornata è stata un “crescendo” inarrestabile, scandita da una scaletta fittissima e rigidissima, di un abbraccio che, sempre discreto mai soffocante, come è nello stile dei Sardi, ha conquistato il cuore di Benedetto.
Il primo segno di questo Papa tedesco è stata proprio una disobbedienza al rigido protocollo vaticano. Giunto in Basilica per indossare i paramenti per la Messa, alle insistenze del suo seguito perché si affrettasse a raggiungere la sagrestia, Benedetto risponde con un angelico dietro-front per attardarsi, con una dolcezza sorprendentemente naturale, fra i malati e i centenari che sono stati sistemati nella navata centrale. Per tutti ha una parola, una carezza, un tenero bacio. Gli vengono offerti dei bambini per una carezza, la carezza del Papa. Uno è inchiodato nella sua carrozzina. Il volto della mamma è rigato di lacrime. Benedetto si china, si ferma con i genitori, li benedice entrambi posando la sua mano sul capo del piccolo.
Alla Messa, poi, il ghiaccio si è rotto definitivamente. Quando, nel cuore di un’omelia memorabile, interrotta (fatto inusuale nei discorsi di questo Pontefice) per ben trenta volte dagli applausi dei centomila e passa presenti, con una dizione assolutamente perfetta, Benedetto ha ripetute le parole del testo sardo del “Deus ti salvet, Maria”. Non aveva ancora completato il passaggio riferito alla Madonna «Mamma, fiza e isposa, de su Segnore» che il catino di Bonaria è esploso con un applauso che sembrava non dovesse mai finire e un’ovazione degna di uno stadio sudamericano. Da quel momento Benedetto è stato “sardo fra i Sardi”. Per sempre.
Due, infine, i gesti che hanno posto il sigillo su questo amore sbocciato sotto il cielo di Cagliari. Quando il Papa ha messo nelle mani della statua della Madonna di Bonaria la navicella d’oro, opera della scuola artigiana orafa di Sestu, a suggellare il Centenario della proclamazione della Vergine arrivata dal mare a Patrona Massima delle genti di Sardegna. Ma soprattutto quando ha depositato – anche questo gesto di un animo nobile e delicato – una rosa d’oro ai piedi dell’antico e miracoloso simulacro come segno personale di affetto e di devozione alla protettrice dei Sardi.
In piena continuità con il predecessore Montini, che proprio dal Colle dei bianchi padri della Mercede aveva sancito – quasi dogmaticamente – che «non si può essere autenticamente cristiani se non si è autenticamente mariani», anche il viaggio apostolico di Ratzinger è stato viaggio “eminentemente mariano”. Questa la sua dedica finale: « Maria è porto, rifugio e protezione per il popolo sardo, che ha in sé la forza della quercia. Passano le tempeste e questa quercia resiste; infuriano gli incendi ed essa nuovamente germoglia; sopravviene la siccità ed essa vince ancora. Le generazioni dei Sardi, ne sono certo, continueranno a salire al Santuario di Bonaria per invocare la protezione della Vergine. Mai resterà deluso chi si affida a Nostra Signora di Bonaria, Madre misericordiosa e potente».
Finissimo teologo, nelle dieci ore cagliaritane, ha vissuto quasi una metamorfosi: l’iniziale e genetica prudenza del tedesco Ratzinger è andata progressivamente a dissolversi sino a farcelo apparire – al termine della giornata, davanti a quella folla immensa del Largo Carlo Felice – completamente a suo agio, persino disinvolto, addirittura raggiante. La migliore conferma quella del padre Ciro Benedettini, allora vice direttore della Sala Stampa Vaticana che, al termine della giornata confesserà: «Il Papa è rimasto stupefatto e incantato per il calore che gli è stato riservato e per il fascino naturale di questa terra unica».
Paolo Matta