La Giornata Mondiale della Gioventù inizia da Czestochowa con una caduta.
Prima di iniziare la Messa nel santuario della Madonna Nera, Papa Francesco è inciampato sulle scale del palco eretto sulle mura del santuario dove celebra la funzione religiosa. Il quel momento aveva fra le mani l’incensiere e si stava avvicinando al quadro della Madonna Nera per venerarla. Si è rialzato in un attimo e, accompagnato dal seguito, ha ripreso la funzione.
Una foto che immediatamente ha fatto il giro del mondo: ancora una volta Francesco si mostra in tutta la sua umanità, fatta di evidenti limiti fisici che non gli impediscono di assolvere al suo compito fino in fondo, incurante delle conseguenze anche sul piano dell’immagine, in una società che dell’apparire ha fatto uno dei suoi idoli più venerati.
Un Papa che cade, che viene aiutato a rialzarsi, sorretto, tranquillizzato. Un Papa ancora più vicino all’umanità, quella che cade ogni giorno ma che non ha nessuno che la rialzi e la conforti. Un Papa ancora più vicino ai giovani, tentati di sentirsi immortali e indistruttibili, che invece si mostra a loro incerto, claudicante, perfino barcollante ma sempre fiero e sorridente, serafico e indulgente.
Per niente turbato, Papa Francesco, davanti a una folla enorme (in prima fila il presidente Duda e le più alte cariche dello Stato) ha poi celebrato la messa per il 1050° anniversario del battesimo della Polonia.
«Colpisce, soprattutto – ha detto il Papa nell’omelia – come si realizza la venuta di Dio nella storia: “nato da donna”. Nessun ingresso trionfale, nessuna manifestazione imponente dell’Onnipotente: Egli non si mostra come un sole abbagliante, ma entra nel mondo nel modo più semplice, come un bimbo dalla mamma, come il più piccolo dei semi che germoglia e cresce. Viene nella piccolezza, nell’umiltà».
Anche il primo miracolo di Gesù, la trasformazione dell’acqua in vino alle nozze di Cana, ricorda Bergoglio, non è «un gesto eclatante compiuto davanti alla folla, nemmeno un intervento che risolve una questione politica scottante, come la sottomissione del popolo al dominio romano. Avviene invece, in un piccolo villaggio, un miracolo semplice, che rallegra lo sposalizio di una giovane famiglia, del tutto anonima». Un segno del fatto che «il Signore non mantiene le distanze, ma è vicino e concreto, sta in mezzo a noi e si prende cura di noi, senza decidere al posto nostro e senza occuparsi di questioni di potere. Predilige infatti farsi contenere in ciò che è piccolo, al contrario dell’uomo, che tende a voler possedere qualcosa di sempre più grande».
«Essere attratti dalla potenza, dalla grandezza e dalla visibilità – ha detto ancora Papa Francesco – è tragicamente umano, ed è una grande tentazione che cerca di insinuarsi ovunque; donarsi agli altri, azzerando le distanze, dimorando nella piccolezza e abitando concretamente la quotidianità, questo è squisitamente divino».
Il Signore, ricorda ancora Bergoglio, «non desidera essere temuto come un sovrano potente e distante». Ecco dunque l’indicazione concreta alla Chiesa: «Siamo chiamati sempre ad ascoltare, coinvolgerci e farci prossimi, condividendo le gioie e le fatiche della gente, così che il Vangelo passi nel modo più coerente e che porta maggior frutto: per positiva irradiazione, attraverso la trasparenza della vita».