Dio ci dà tutto, ma noi abbiamo la bocca fine, osserviamo tutto con aria distratta o disgustata.
28a domenica Tempo Ordinario Anno A (15 ottobre 2017) Letture: Is 25, 6-9 ; Phil 4, 12-20 ; Mt 22, 1-14
Per parlarci del Regno, Gesù utilizza delle parabole sugli avvenimenti che tessono abitualmente la nostra vita quotidiana: il lavoro, la pulizia, i viaggi o come in questo brano, la celebrazione di un matrimonio.
Il regno ha dunque qualcosa di familiare, che lo rende accessibile a ciascuno…
A meno che, come gli invitati del Vangelo, rifiutiamo di entrarci. Perché proprio questo è l’insegnamento del Vangelo di oggi.
Il regno è una realtà molto semplice, così semplice come un invito a partecipare a una festa, a un banchetto di matrimonio. Il profeta Isaia ha usato un piacere astuto descrivendoci il menù, nella prima lettura.
Ma ecco, è necessario che gli invitati accettino di parteciparvi. Ed è questo il paradosso che vuole sottolineare Gesù: tutto è pronto, siamo invitati, il menù è attraente, il re si rallegra di condividere la sua gioia nell’occasione delle nozze del suo figlio. Il solo problema è che gli invitati trovano delle scuse: hanno tante altre cose da fare, tante occupazione molto più interessanti per condividere il bene di un altro.
Non è il regno fuori della portata, ma piuttosto il cuore di coloro che sono invitati, gratuitamente. Non è il regno che è chiuso, ma il cuore di coloro che vi sono chiamati.
Hanno tutti delle buone ragioni per questo: uno il proprio campo, l’altro il proprio commercio, e altri infine questa falsa idea della loro presunta libertà.
Perché si dovrebbero disturbare per condividere la gioia di un altro? Ripiegati su i loro propri interessi, ricurvi su se stessi, non hanno più nessun desiderio per accogliere il dono che viene loro fatto.
Ecco qual è il vero dramma dell’umanità, il nostro proprio dramma. Dio ci dà tutto, lo mette a disposizione delle nostre mani, noi facciamo la bocca fine, osserviamo tutto con un’aria distratta o disgustata.
Abbiamo tante cose più interessanti da fare. Non siamo molto diversi da questi invitati che preferiscono le loro piccole occupazioni, i loro piccoli commerci, le piccinerie che finiscono per occupare tutta la coscienza e che impediscono di vedere la perla preziosa, il tesoro nascosto nel campo.
Non è il regno che è fuori dalla nostra portata, ma il nostro proprio cuore. Ed ecco ciò che rattrista Gesù, ciò che rattrista il cuore di Dio!
Abbiamo ricevuto tanto, riceviamo da lui ogni giorno, l’esistenza e l’essere, riconosciamoci facilmente, se siamo almeno un po’ onesti, in questa ingratitudine, in questa pigrizia degli invitati.
Queste tenebre esteriori «là dove sarà pianto e stridore di denti», sappiamo bene che gli angeli non avranno bisogno di gettarci, perché vi precipiteremo noi stessi ! Infatti, preferiamo molto spesso le nostre piccole briciole insipide a questa gioia che Dio ci propone da condividere.
Mettendo così il dito sull’indurimento del nostro cuore, Gesù non cerca di colpevolizzarci, ma piuttosto di risvegliare in noi questo gusto del bene, questo desiderio di vivere che Dio ha scritto nel nostro cuore da sempre. Siamo fatti per la gioia, siamo stati creati per condividere il banchetto delle nozze di suo figlio, dall’inizio del tempo, siamo invitati al banchetto delle nozze dell’Agnello!
Dom Guillaume trappista, cappellano Monastero Cistercense Valserena
(www.valserena.it)