SOLENNITÀ SS.MA TRINITÀ – Anno A – 4 giugno 2023
Letture: Es 2, 1-5; 2 Cor 13, 11-13; Gv 3, 16-18
«La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi!». Questa esclamazione di san Paolo nella seconda lettera ai Corinzi, esprime la straordinaria ricchezza del mistero della santa Trinità. Un mistero che si sviluppa in una triplice prospettiva: un mistero di grazia che ci salva in Cristo Gesù, un mistero d’amore che ci accompagna fin dall’alba dei tempi, un mistero di comunione che ci ricostruisce nella Chiesa.
È il mistero di «grazia del Signore Gesù Cristo» che san Giovanni ha scelto di esporre sotto i nostri occhi in questo brano del Vangelo. Questo mistero, è che «Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui». Nella vita, morte e risurrezione di Cristo, Dio si rivela a noi come colui che si dona! In Gesù, Dio ci svela un altro modo di essere uomini. Perché è vivendo come Dio, adottando i costumi di Dio, che l’uomo può veramente diventare se stesso! Svelandoci il modo di vivere di Dio, Gesù ci libera dalle nostre miserie e ci rivela la nostra stessa vocazione di uomini: vivere la gioia del dono!
Ma questo mistero del dono di sé fino alla morte in croce si radica in una lunga storia d’amore di Dio per il suo popolo, una storia senza inizi, poiché si perde nella notte dei tempi, e risale alle origini della creazione. Per Dio, la creazione è un gesto d’amore. Per Dio, la creazione è amare. Il mistero del dono si radica dunque in questo mistero d’amore che percorre tutte le Scritture, dalla Genesi fino all’Apocalisse. Ed è proprio ciò che esprime questo brano del libro dell’Esodo. Il Dio che si rivela a Mosè, sulla cima del monte Sinai, è proprio questo Dio «pieno di amore e di fedeltà» che ci accompagna e perdona «le nostre colpe e i nostri peccati». Un Dio che si rivela Padre, «tenero e misericordioso», e che Gesù ci insegnerà a pregare chiamandolo «Padre nostro».
Ma questo mistero d’amore e di dono, non possiamo viverlo con le nostre sole forze. L’amore, la gioia e la pace superano ampiamente la misura delle nostre povere forze umane. Basta guardare il nostro mondo lacerato per constatarlo. Noi non possiamo, da noi stessi, rispondere a questa vocazione che è la nostra se non ci lasciamo afferrare da un’altra vita, che viene da Dio stesso, che è la Vita di Dio stesso, lo Spirito di santità. E san Paolo precisa che questa vita è “comunione”, amore che si dona e si riceve.
Il mistero della santa Trinità, è il mistero di Dio che si dona per amore, perché è lui stesso Dono, Amore e Comunione. Questo mistero si dispiega, un po’ alla volta, lungo tutta la storia della salvezza. Per questo la Chiesa non cessa di invitarci a scrutare le Scritture per scoprirvi il battito del cuore di Dio, per imparare ad amare come Dio solo sa amare!
Perché questa è la nostra vocazione in questo mondo, a servizio di questo mondo. Questa è proprio la vocazione di ogni nostra comunità, di ogni nostra famiglia: diventare spazi di comunione in cui si impara ad amare come Dio ama, in cui «l’amore è più forte della morte!».
Dom Guillaume
cappellano monastero cistercense “N.S. di Valserena” (Pisa)