Domenica 27ma Tempo Ordinario – Anno C – 2 ottobre 2022
Letture: Ab 1,2-3; 2,2-4; 2 Tim 1,6-8.13-14; Lc 17,5-10
«Fino a quando, Signore, implorerò aiuto e non ascolti? Perché mi fai vedere l’iniquità e resti spettatore nell’oppressione?» Queste domande, poste dal profeta Abacuc, si uniscono ai nostri stessi sentimenti riguardo a ciò che sta accadendo nel nostro mondo. Tanti destini spezzati, fiducie tradite, fedeltà dimenticate ci lasciano l’amara sensazione che tutte le belle parole della Bibbia, tutte le promesse di pace e felicità, siano solo parole vuote e povere promesse senza futuro. Come possiamo ancora credere in mezzo a un mondo che sembra disintegrarsi sotto i nostri occhi? È vero, la tentazione di diventare cinicamente pessimisti o di guardare dall’alto in basso coloro che ancora credono è grande per ognuno di noi, quando gli eventi scuotono le nostre vite. Come dice San Paolo nella seconda lettura, «dobbiamo ravvivare il dono gratuito di Dio, perché Dio non ci ha dato uno spirito di paura, ma di forza, di carità e di prudenza».
Di fronte al male che sembra aumentare, di fronte alla violenza e all’odio che sembrano trionfare nel nostro mondo, qual è la nostra vera scelta? Ci lasceremo anche noi trascinare dal sospetto, dall’odio, dalla critica e dalla passività distruttiva? Saremo tra coloro che si arrendono prima ancora di iniziare? Questa è infatti la domanda centrale che Gesù ci pone quando interroga i suoi discepoli: «se aveste fede»! Sì, se avessimo fede, se avessimo davvero fede, come affronteremmo le difficoltà, le prove e i difetti che minacciano di spezzare il nostro slancio in ogni momento? Se avessimo fede, passeremmo il tempo a criticare o a lamentarci?
Gesù ci dà la risposta in modo brutale e senza fronzoli nella continuazione del Vangelo di oggi. Il servo che fa il suo lavoro non riceve alcuna ricompensa, ha fatto solo il suo dovere, ci ricorda il Signore. Se, come Gesù, scegliamo la via della rettitudine e della bontà, non dobbiamo aspettarci di essere trattati meglio di lui. Perché l’amore non è amato. L’amore autentico, quell’amore forte, esigente ed equilibrato di cui parla San Paolo nella seconda lettura, assume la sua parte di peso del peccato, per la salvezza del mondo. Se aspettiamo che siano gli altri a cominciare, possiamo aspettare a lungo, fino alla fine del mondo.
So bene che non è facile. È molto più facile e gratificante crearsi un posto comodo in questo mondo mettendo da parte la fede, la speranza e la carità. Seguire Gesù, attenendosi al modello proposto dall’apostolo Paolo, non è mai stato facile e non lo sarà mai. «Il giusto vivrà per fede». Perché Dio è sempre il grande vincitore. E anche se il male sembra vincere, per un certo periodo, la Provvidenza è sempre all’opera. Non dimentichiamolo mai!
Dom Guillaume – monaco trappista
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