Cosa sta succedendo nelle diocesi di Tempio-Ampurias e di Iglesias? Quali prospettive?
Se lo chiedono (e non da oggi) i fedeli di quei territori che attendono dalla Santa Sede, dopo le dimissioni dei loro vescovi, una parola di chiarezza sul futuro delle loro chiese locali.
In parole povere, la nomina del nuovo vescovo.
Emblematico il caso della diocesi gallurese.
Monsignor Sebastiano Sanguinetti, vescovo di Tempio-Ampurias dal 2006, al compimento dei 75 anni (nel marzo del 2020, dunque) presenta, come da prassi, le sue dimissioni per raggiunti limiti di età. Sono passati oltre tre anni e nulla si è mosso… e si muove.
Di sicuro, lo scoppio della pandemia anche in Sardegna – in concomitanza con la presentazione di queste dimissioni – ha giocato un ruolo non secondario. Ma c’è chi si dice convinto che anche il “caso Becciu” abbia finito per congelare qualsiasi movimento nello scacchiere delle diocesi del nord Sardegna.
Magari con un accorpamento della “piccola” diocesi di Ozieri in quella di Tempio nella persona dell’attuale vescovo e segretario della Conferenza Episcopale Sarda, monsignor Corrado Melis, come già avvenuto con le diocesi di Nuoro e Ogliastra (guidate da monsignor Antonello Mura) e con l’arcidiocesi di Oristano e la diocesi di Ales-Terralba sotto la guida di monsignor Roberto Carboni.
A Iglesias, dopo che – lo scorso ottobre 2022 – Papa Francesco ha accettato la sua rinuncia alla guida della diocesi, al posto dell’emerito monsignor Giovanni Paolo Zedda, è arrivato in veste di vescovo pro-tempore il neo eletto cardinale Arrigo Miglio. Convinto – così ebbe a dichiarare “a caldo” – che si sarebbe trattato di una soluzione dalla breve durata, forse addirittura risolvibile già appena dopo Natale dello scorso anno. Si sta chiudendo il tempo pasquale 2023, ma di nomine non pare esserci sentore.
Intanto, anche a livello nazionale, prosegue il programma di accorpamento delle diocesi chiesto con insistenza da Papa Francesco ai vescovi italiani fin dal suo primo incontro con l’episcopato italiano nel maggio 2013. Giusto dieci anni fa. Le difficoltà non sono mancate, anche in Sardegna: ma il Papa va avanti di suo, accorpando le sedi e riducendo – se non il numero delle diocesi – almeno quello dei vescovi.