La busta della spesa ancora stretta in mano. Un uomo e una donna, anziani, forse marito e moglie, uno di fronte all’altro, uno a proteggere l’altro: è una delle immagini simbolo di questa ennesima, folle, codarda strage perpetrata dall’Isis a Barcellona, quasi un’icona della libertà, dell’emozione, della bellezza. Tutti valori che, nelle menti frustrate di questi imbelli assassini, rappresentano quel sogno che una religione schiavizzante – quindi una non-religione – ha bollato come regno del male e viatico per l’inferno.
Quei due corpi, nonostante la fissità della morte e il sangue che cola nel marciapiede, sono la bandiera della resistenza, della vittoria, della bellezza. Sono stati paragonati al guscio di una noce, quasi a chiudersi l’uno nell’altro, le teste che si toccano appena, i piedi che si incrociano ancora calzati nei sandali estivi.
C’è, in tutta la scena, quasi una grazia rinascimentale che scavalca e sublima il dolore, il panico, la rabbia dopo questa inutile strage. Sì, inutile. Perché – come ha urlato Barcellona – per quanto vi ostinerete a colpire bersagli inermi, a dare al mondo spettacolo di spregevole vigliaccheria, a colpire alle spalle i disarmati e i deboli, «non vincerete mai». Anzi. Proprio l’ostinarsi in queste rappresaglie, affidate a invertebrati kamikaze, manifesta il segno della resa, l’ineluttabilità della sconfitta.
Vi converrebbe, sarebbe più onorevole, alzare bandiera bianca, fratelli dell’Isis.
Ma – contrariamente a quello che non arrivate a pensare – ci vuole coraggio anche ad arrendersi.
Troppo, per voi. (p.mat)