Domenica 29esima Tempo Ordinario – Anno B – 17 Ottobre 2021
Letture: Is 53, 10-11; Eb 4, 14-16; Mc 10, 35-45
L’insegnamento del Signore, nel vangelo di questa domenica, parte da una realtà molto comune e universale dell’essere umano: il bisogno di essere vicino a quelli che hanno il potere, le capacità, le possibilità che non abbiamo. La domanda di Giacomo e Giovanni si capisce molto bene in questo contesto, come anche la collera e la gelosia degli altri. Forse, ci avevano pensato anche loro, ma non avevano avuto il coraggio o l’ingenuità di fare questa domanda! E forse erano furiosi soprattutto perché Giacomo e Giovanni avevano osato dire a voce alta ciò che tutti sognavano in segreto! E questo era imperdonabile per loro!
Certo, questo valeva per gli altri discepoli, ma non per Gesù. Il Signore ci conosce troppo bene per essere scandalizzato, o fingere di esserlo, come gli apostoli. Per lui, ciò che conta, è che possano esprimere il loro desiderio e mettere così a nudo il proprio cuore. Gesù rispetta tanto i suoi che lascia loro esprimere ciò che desiderano fino in fondo. Pensano di poter bere il calice che sta per bere, pensano di poter attraversare le acque del battesimo che sta per vivere. Va bene. Hanno così espresso la profondità del loro desiderio: essere più vicini, più intimi. Questo desiderio è un segno di qualcosa di molto più profondo, anche se ancora, non lo capiscono bene. Non sono consapevoli di ciò che significa seguire Gesù.
Tutti noi, come loro, desideriamo il primo posto, il posto più alto e più interessante! Tutti noi dubitiamo così tanto di noi che cerchiamo fuori, nella presenza di altri più potenti, più ricchi, più intelligenti, più belli, la nostra propria identità. Cerchiamo dei maestri e dei capi perché non crediamo abbastanza in noi. Dipendiamo così tanto dallo sguardo dell’altro che non siamo in grado di vedere che questa dipendenza ci rende schiavi dei modi di pensare e di vivere del mondo. Per questo, ciò che ci dice il vangelo di oggi è molto importante, perché, se questa debolezza è universale, il modo di uscirne può cambiare a seconda del maestro.
Difatti, al bisogno di trovare la loro identità nel potere del loro maestro, Gesù risponde ai suoi discepoli con un’altra visione dell’uomo. Certo, se esistiamo per essere guardati dagli altri, sopra gli altri, contro gli altri, non troveremo mai la serenità e la pace. Ma se esistiamo, come Gesù, sotto lo sguardo di Dio, con la certezza che è Lui che ci ha creati, che ci ha scelti, che ci ama e ci salva, allora la nostra vita cambierà completamente. Se scopriamo che Dio è la nostra forza, la nostra vita, la nostra gioia, allora tutto si rimette in ordine. Tutto ritrova il posto giusto nella nostra esistenza.
Molto spesso, le nostre difficoltà, le nostre paure, le nostre gelosie, non sono nient’altro che il segno dei nostri dubbi, delle nostre insicurezze, delle nostre fragilità. Possiamo certo passare tutto il tempo ad accusare gli altri perché non ci danno abbastanza spazio, prendono i posti migliori, non ci considerano. Ma possiamo anche intuire che il nostro valore non dipende da questo, ma dallo sguardo pieno di amore e di compassione di Dio su ognuno di noi. Allora, invece di cercare sempre di farci servire, diventeremo, anche noi, come Gesù, capaci di servire per l’amore di Dio.
Dom Guillaume, cappellano monastero trappista N.S. di Valserena (Pisa)
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