(di Luigi Alfonso)
Ci sono imprese e imprese. E ci sono (pochi) imprenditori convinti che il profitto non sia l’unica ragion d’essere. È il caso di Francesca Masala, titolare dell’azienda agricola Tela Fertile di Villamar, che nel 2013 si è trovata davanti al classico bivio che può cambiarti la vita. In quell’anno morì suo padre Rinaldo, che per tanti anni aveva gestito una bella porzione dell’azienda avviata nell’Ottocento da suo nonno e suddivisa tra sette figli. “Non ero interessata a raccogliere il testimone”, confessa Francesca. “Ho la mia attività di consulente aziendale ed ero appagata. Però mi dispiaceva vedere andare in fumo oltre un secolo di sacrifici di quattro generazioni. Così ho deciso di proseguire, insieme a mia mamma e mio marito”.
Francesca ha conosciuto i periodi difficili dell’agricoltura in Sardegna. “Ricordo bene gli anni Ottanta, quando l’Unione europea foraggiò l’espianto dei vigneti. Vivevano bene coloro che coltivavano la barbabietola da zucchero e il grano. Molti invece preferirono ricevere quei soldi e smettere di lavorare. Per me era inconcepibile. Ho voluto fare importanti investimenti in questa azienda, puntando sull’innovazione e sul biologico puro. È una scommessa in cui credo”.
Francesca ha un altro pallino. “Nell’agricoltura c’è un sommerso spaventoso, molti lavorano in nero. Io invece ho due dipendenti a tempo pieno e indeterminato: qualcosa da fare si trova sempre. E poi credo nell’inclusione sociale, purché ci sia dietro un progetto ragionato e condiviso. Ognuno di noi deve restituire quanto ha ricevuto. Mi ritengo una persona fortunata, la mia famiglia mi ha permesso di crescere bene e felice. Ma non per tutti è così. Ecco perché cerco di concorrere per aiutare alcune persone a rimettersi in cammino e correggere la rotta”.
Un’imprenditrice sensibile e illuminata. Ma Francesca dribbla le opportunità offerte dai fondi comunitari, statali e regionali, mentre privilegia la collaborazione con alcune strutture che si occupano di minori. “Non mi interessa avere lavoratori pagati a monte dalla pubblica amministrazione, anche se ciò significherebbe risparmiare un mucchio di soldi. Non cambierò il mondo ma, come sosteneva Gandhi, perlomeno inizio a cambiare me stessa. Qualcosa accadrà. L’agricoltura per me è un mezzo per restituire al mio territorio e alla comunità qualche opportunità di sviluppo sociale, prima ancora che economico. Ovviamente, cercando di fare impresa nel migliore dei modi. Stiamo scommettendo su una serie di legumi di cui si era persa traccia da mezzo secolo. E vogliamo preparare cibi pre-cotti utilizzando esclusivamente la materia prima prodotta dalla nostra azienda, magari coinvolgendo i minori di alcune comunità residenziali. Stiamo costituendo una rete tra entità che parlino lo stesso linguaggio. Noi possiamo essere inclusivi e accoglienti, ma alle spalle occorrono strutture altamente professionali che accompagnino i ragazzi in difficoltà”.
Tela Fertile: un gioco di parole che richiama il lavoro della terra, cioè la fatica, e il lavoro manuale artistico. Una via alternativa per modellare uomini nuovi.