In una via Sant’Efisio spettrale e deserta, alle prime ore di lunedì 16 marzo passa un’anonima utilitaria. A bordo l’arcivescovo di Cagliari, Giuseppe Baturi.
Il presidente dell’Arciconfraternita, Giancarlo Sanna, apre il cancello della Piazzetta, deserta e silenziosa anch’essa. In chiesa, ad attendere il vescovo, c’è il Cappellano, don Francesco Farris. In questo clima, riservato fino alla segretezza (per ovvi motivi di ordine e salute pubblica), l’angoscia e il dolore per questa terribile epidemia del Terzo Millennio «si sciolgono», dice un commosso Arcivescovo di Cagliari «nella preghiera al Santo» che non ha mai fatto mancare la sua protezione a Cagliari e alla Sardegna in altre drammatiche circostanze.
Sull’altare maggiore, un semplice inginocchiatoio.
Da un lato è stata sistemata la statua del Lonis di Sant’Efisio, quella che esce alla sera del Giovedì santo per il “giro delle sette chiese” e, al Lunedì di Pasqua, per la processione votiva a ricordo dello scampato pericolo dell’assedio della flotta francese.
Monsignor Baturi si inginocchia e, alzando lo sguardo, rivolge a Efisio un nuovo Atto di affidamento chiedendo la sua intercessione perché liberi Cagliari, la Sardegna, il mondo intero da questa epidemia.
Un gesto semplice, umile, senza clamori.
Non ci sono le folle del 1° maggio, in festa per il più bello spettacolo di fede e di colori che l’Isola conosce lungo l’anno. Neanche quelle, silenziose e pellegrinanti, delle processioni della Settimana santa.
Per questo nuovo “voto”, c’è solo una chiesa deserta e un Pastore della diocesi, solo anch’esso, che si rivolge al “protettore poderosu” confidando in una sua benevola intercessione.
Da oggi, nella lotta contro questo micidiale, invisibile nemico, i sardi hanno un alleato in più.
Una certezza incrollabile, che sempre li ha accompagnati, soprattutto quando la barca sembrava affondare sotto l’impeto delle onde.
Protettori poderosu, de Sardinia speziali:
liberainois de mali, Efis martiri gloriosu