Mt 28, 1-10
Mentre il racconto degli altri evangelisti inizia davanti alla tomba vuota, con la pietra già rotolata di lato, Matteo, lui, inizia il suo racconto con un terremoto, la caduta delle guardie spaventate e l’arrivo di un misterioso personaggio con l’aspetto del lampo, tutto vestito di bianco. Questa introduzione dà al suo testo quel carattere drammatico e un po’ fantastico che lo collega alla lontana tradizione delle teofanie dell’Antico Testamento. Dopo le ore buie della Passione, ecco la luce che scaturisce da ogni parte e fa di questo primo giorno della settimana l’inizio di una nuova era.
Il contrasto è stridente tra il terrore che paralizza le guardie, il timore e l’esitazione delle donne da una parte, e la rassicurazione tranquilla dell’angelo che affida loro la missione di annunciare ai discepoli la Buona Novella della Risurrezione. Ma i tre verbi usati per esprimere il messaggio da trasmettere ai discepoli ci invitano a scavare più a fondo nel significato di questo evento. «È risorto dai morti» è avvenuto nel passato, anche se è un passato molto vicino. «Ed ecco che vi precede in Galilea», questa volta è impiegato il presente. «Là lo vedrete», questa promessa riguarda il futuro. La Risurrezione trasforma tutte le dimensioni, non solo quelle dello spazio, ma anche la nostra percezione del tempo.
Infatti, quando si leggono i racconti di Risurrezione, nelle loro diverse varianti, si rimane colpiti dal nuovo rapporto con lo spazio e il tempo di cui dà prova il Signore Gesù. Non solo appare e scompare, sembra non solo giocare con i muri di separazione, le distanze e gli spazi, ma coltiva un rapporto singolare con il tempo, apparendo contemporaneamente presente in più luoghi e conoscendo indifferentemente ciò che deve accadere. Questo nuovo modo di abitare lo spazio-tempo è soprattutto ciò che sconvolge i discepoli e le donne che gli erano vicini. In effetti, sono tutti i loro soliti punti di riferimento che si trovano così rovesciati. La Risurrezione cambia la nostra visione del mondo, il nostro modo di abitare questo mondo!
Ognuno degli evangelisti ha tradotto questa sensazione sconcertante a modo suo. Matteo usa le immagini delle antiche teofanie. Gli altri evangelisti tradurranno, ciascuno a modo suo, la sorpresa e il terrore avvertiti dai primi testimoni. Ma tutti cercheranno di rendere questa incredibile novità che richiederà a Pietro tanto tempo e fatica, mentre il discepolo amato, lui, «vide e credette» in modo immediato. E questa diversità di espressione nei quattro vangeli, legata alla personalità di ciascuno dei loro autori umani, è per noi la garanzia che dietro a ciascuna di queste testimonianze c’è la stessa realtà, ma percepita da sguardi diversi. E questa realtà è che Cristo è vivo, è risorto dai morti, ci precede sulle nostre strade, e aspetta anche noi, per svelarci il suo volto!
Dom Guillaume
monaco trappista