Cinquanta zone pastorali per organizzare meglio la vita della Chiesa bolognese e per “passare da una parrocchia autosufficiente ad una comunione di parrocchie”.
L’arcivescovo Matteo Zuppi, in una lettera pastorale dal titolo «Ciascuno li udiva parlare nella propria lingua (Atti 2,6). Tutti più missionari», delinea una “rivisitazione missionaria della Chiesa di Bologna”.
Ciascuna zona, alcune composte da diverse parrocchie ‘grandi’, altre da una parrocchia più grande e da altre piccole, altre ancora da tutte parrocchie piccole, ha un moderatore, un sacerdote delle parrocchie coinvolte, con il compito di “promuovere la comunione tra tutte le componenti: parrocchie, comunità, religiosi, associazioni, movimenti e altre realtà pastorali”.
E da settembre i moderatori dovranno convocare assemblee di zona, incontri per iniziare il confronto nelle nuove realtà territoriali: queste assemblee, specifica però Zuppi, saranno presiedute da un laico, “che può essere individuato per le sue caratteristiche di competenza ecclesiale e umana (catechista, membro di consiglio pastorale, dirigente di associazione laicale, insegnante)”.
«Zuppi vorrebbe un cambio di mentalità. A parte alcune parrocchie, che saranno soppresse, “quelle dove da anni non si celebra più stabilmente la S. Messa o il culto è ridotto alla festa del Patrono”, in linea generale “le parrocchie restano tali”.
Quello che chiede alla sua diocesi, allora, è di “passare dall’autosufficienza delle parrocchie alla comunione tra loro e questo valorizza ogni realtà, spingendo a fare crescere l’amicizia all’interno di ogni stessa comunità”.
Le parrocchie, ribadisce l’arcivescovo “non vivono per se stesse, per conservare una realtà bellissima ma senza vita”. E le zone, “non sono tanto una riorganizzazione amministrativa, pur necessaria, ma lo strumento per crescere, aiutarsi, attuare più coerentemente la missione affidataci”.