Dopo l’ultimo femminicidio della giovane Giulia, la proposta di introdurre dei corsi di educazione sentimentale nelle scuole ha accesso il dibattito su questo tema. È giusto o sbagliato questo approccio per una vera educazione ai sentimenti e alle emozioni?
Pubblichiamo un’intervista con il professor Paolo Crepet, Psichiatra e Sociologo apparsa sul sito www.orizzontesacuola.it.
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Professor Crepet, cosa ne pensa della proposta di introdurre a scuola l’ora di educazione ai sentimenti?
La ritengo utile come mettere una zanzariera su un sommergibile. Ritengo che sia una presa in giro per le ragazze e per i ragazzi, un’ora la settimana, ogni tanto, organizzata non si sa da chi o come. Perché dobbiamo essere così sciocchi, tutto questo dramma, questa mobilitazione di coscienze e poi è la montagna a partorire il topolino, per di più con il bene placito del Governo e dell’opposizione, di molti intellettuali, di molti miei colleghi. Sono tutti d’accordo, d’accordo sul nulla, però sono d’accordo. Questo perché vogliamo toglierci il sassolino dalla scarpa e così sarà. Tra un mese non ci sarà né il ricordo di quello che è accaduto né tantomeno l’organizzazione della settimana sentimentale, lo faranno tre licei alternativi che vogliono fare cose carine, ai genitori non interessa, ci saranno anche quelli che pensano che in maniera surrettizia dentro questa ora di affettività si parlerà poi di sessualità di genere e di varie cose, e non è escluso che ci sia qualcuno che voglia fare così, tutto il resto è molto complicato. Però, come vede, siamo qua tutti contenti di aver trovato la quadra, ma è veramente una situazione squallida.
Lei più volte ha posto l’accento che l’educazione non è semplicemente un problema della scuola, ma anche della famiglia, una famiglia nella quale i genitori non sono più capaci di educare. Ci aiuta a comprendere meglio?
Infatti, il problema non è solo la scuola, è una generazione di adulti che ha smesso di volere questo. Non siamo più capaci di dire di no, né in famiglia né a scuola. Questo perché a scuola gli insegnanti non possono dare voti negativi come un 4, perché poi ci si deve giustificare in diecimila modi, si ha il terrore che qualcuno denunci, che ricorra al TAR. Un genitore che ricorre al TAR per un 4 al proprio figlio secondo lei è capace di dire di “NO” all’idea che il proprio figlio a 15/16 anni faccia il weekend fuori con i propri amici? Glielo dico io, non è capace di dirlo, e allora cosa volete? Cosa vogliono gli adulti, cosa vuole la scuola? Stiamo lì dando fuoco al pagliaio e poi c’è un’anima bella che dice “oddio il falò”. Come si fa a pensare che in una scuola dove si spara ad un insegnante e si dà a quegli alunni 9 in condotta si possa poi girare pagina e insegnare i sentimenti, ma chi volete prendere in giro? Scusi se sono così chiaro, ma sono noto per questo. Ho ricevuto migliaia di email dai docenti, questo perché faccio un ragionamento talmente ovvio. Ma lei pensa che la solitudine degli adolescenti la si risolve con un’ora di scuola il mercoledì pomeriggio? Bisogna avere rispetto per questi ragazzi, si vorrebbe insegnare il rispetto mancando di rispetto, è una cosa intollerabile. Spero che i ragazzi si rivoltino di fronte a questa ennesima presa in giro da parte degli adulti.
Lei ha toccato un punto dolente, la solitudine dei ragazzi. Sappiamo che la consapevolezza delle emozioni si costruiscono nella relazione e nel confronto, pertanto non sarebbe questo l’aspetto che andrebbe valorizzato promuovendo un maggiore contatto e una maggiore relazione tra gli adolescenti?
Questo lo diciamo, e lo stiamo dicendo da anni, poi il problema è che nella vita si fa il contrario. Basta ascoltare quello che ha detto quella povera ragazza poco prima di morire, c’è un documento sonorodella sua solitudine. Per fortuna che quel documento c’è, ma a chi è diretto? A noi, ma chi risponde? Nessuno. Questo è il problema, perché una ragazza che si deve, da sola, dilaniare tra l’idea di vedere quel ragazzo o non vederlo, di non potere dire a nessuno che si è stufata di lui, teme che lui faccia cose contro sé stesso, non ne parla in famiglia, o lo stesso fa lui con la sua famiglia, non ci sono amiche, non ci sono sorelle, vengono tutti dopo la tragedia. Dopo la tragedia siamo tutti campioni del mondo.
Un’ultima domanda, ci dà alcuni consigli per metterci sulla giusta careggiata?
Il consiglio è il buon senso. Bisogna aiutare le ragazze ed i ragazzi ad avere relazioni. Ma quale ora alla settimana, basta togliere i cellulari dalle 08:30 alle 13:30, già questo sarebbe una rivoluzione copernicana, ma chi la fa? Se succedesse domani ci sarebbe il “signor Rossi” che denuncia il dirigente scolastico, questo perché deve sapere dove si trova il proprio figlio alle 10:14, non vuole sapere dov’è alle 14:14, perché quello è politicamente corretto. Che faccia seratona a 16 anni questo è politicamente corretto, che noi dobbiamo assolutamente mandare 7 messaggi di whatsapp ai ragazzi a scuola questo è un diritto sancito dalla costituzione, la costituzione degli imbecilli.