Cagliari sceglie il tema dell’accoglienza ai migranti, la condivisione con questi moderni reduci di guerra per vivere la solennità del Corpus Domini.
Nella Cattedrale di Santa Maria si raduna una comunità multietnica, quasi a rivivere una nuova Pentecoste: ci sono rom, con i loro bimbi in braccio, filippine e ucraine, di fede cattolica od ortodossa, senegalesi e centrafricani, giovanissimi etiopi e somali, fra loro anche Peter, sacerdote cinese accolto dalla comunità dei Cappuccini di viale Sant’Ignazio.
È la Chiesa di Cagliari del terzo millennio. È la Cagliari e la Sardegna del terzo millennio. Porta aperta sul Mediterraneo, nuova Galilea delle genti perché crocevia di rotte mercantili e culturali, approdo naturale per un nord Africa sempre più vicino e confinante.
Uno scenario in cui l’arcivescovo di Cagliari, Arrigo Miglio, ha voluto incorniciare la mite serata del Corpus Domini cittadino.
Con una processione, aperta dalla consueta rassegna di associazioni religiose e congregazioni maschili e femminili, seguita da una folla di devoti dietro il grande baldacchino con le Sacre Specie nel massiccio Ostensorio del Duomo.
A reggere quei lisci legni, un tempo prerogativa riservata a figure di spicco dell’associazionismo cattolico, sei ragazzi africani che, a turno, si sono alternati in questo servizio eucaristico a fianco del Vescovo, celebrante principale.
Un lunghissimo fiume di gente ha attraversato le strade del Castello ma lasciandosi alle spalle la piazza Costituzione, un tempo capolinea del tradizionale corteo del Corpus Domini, sede di indimenticabili omelie eucaristiche fin dai tempi di Paolo Botto. La processione ha disceso il Viale Regina Margherita, si è inoltrata per un breve tratto nelle viuzze della Marina, immergendosi in profumi e odori che per un attimo han fatto ricordare il mercato vecchi di Gerusalemme, quindi l’uscita sulla Via Roma per concludersi davanti ai vecchi moli della Dogana, nel porto vecchio della città.
«Perché l’Eucaristia – ha detto Miglio – non può chiudersi dentro le mura delle nostre chiese ma deve uscire, deve farsi pane spezzato con i poveri e i sofferenti, deve passare tra l’umanità ferita e oppressa».
Il Messaggio di Papa Francesco in occasione della Giornata mondiale dei Migranti è stato quindi sbriciolato in diverse lingue da rappresentanti delle differenti etnie presenti anche a Cagliari.
Quindi, davanti alle acque del porto, la commovente preghiera del Marinaio a ricordo delle antiche e moderne, contemporanee, vittime del mare, protagoniste silenziose delle cronache anche di questi giorni.
Il canto del Deus ti salvet Maria a due passi dal Santuario di Bonaria ha chiuso la solenne processione. Nel segno di Maria, Mater misericordiae, patrona del Giubileo straordinario voluto e indetto dal Papa a protezione di un’umanità lacerata da discordie e divisioni non più sanabili se non nell’ottica di un grande perdono universale.