Solennità di CRISTO RE – Anno C – 20 novembre 2022 (Letture: 2 Sam 5, 1-3; Col 1, 12-20; Lc 23, 35-43)
Lungi da tutte le mitologie del potere, che hanno affascinato e affascinano ancora le folle, il Vangelo di oggi ci offre l’immagine insolita e quasi irrisoria di un altro modo di essere Re. Gesù è Re, non c’è dubbio. Ma lo è in modo così diverso, che non può che sconcertare il senso comune. Perché tutti portiamo, nel profondo di noi stessi, l’immagine idealizzata del re, del capo, del padre, al quale attribuiamo tutti i doni che ci mancano, e verso il quale proviamo un sentimento ambiguo di ammirazione e di repulsione.
Ora, Gesù si proclama Re, pur rifiutando di corrispondere a questo modello universale. La corona di spine, l’elevazione sulla croce, le derisioni dei soldati e dei capi del popolo, non sono forse la caricatura di tutti quei segni d’onore e di rispetto che si riservano, abitualmente, ai re di questo mondo? Prendendo in contropiede tutto ciò che costituisce lo scenario abituale di tutte le forme di potere, l’Evangelista San Luca vuole farci cogliere la radicale novità di questo nuovo Re, di questo altro Regno, che Gesù è venuto a proclamare.
Forse, la chiave di questo misterioso Regno si trova nell’ultimo versetto del brano del Vangelo di Luca, che abbiamo appena ascoltato. In effetti, quando il buon ladrone prega Gesù di ricordarsi di lui, quando Egli verrà come Re, Gesù gli risponde: «In verità te lo dico: oggi, con me, sarai nel paradiso». Con queste semplici parole: «con me», Gesù cambia radicalmente la visione che potremmo avere della sua Regalità.
La sua regalità non ha nulla della distanza rispettosa e un po’ condiscendente dei potenti di questo mondo. Non ha nulla a che vedere con la maestà piena di disprezzo di coloro che si chinano sulle miserie degli altri, senza mai averle sfiorate con la punta delle dita. E’ proprio il contrario: la Regalità di Gesù è piuttosto questa vicinanza, la prossimità di Colui che conosce la nostra debolezza, i nostri bisogni, perché li ha condivisi e assunti, fino alla fine.
Il tempo di Avvento, nel quale presto entreremo, non è d’altronde il tempo dell’attesa della venuta dell’Emmanuele, «Dio con noi»! Questo è il segno caratteristico di questo altro Regno che Gesù è venuto ad annunciare e inaugurare. Dio è lì, proprio lì, con noi. Inutile correre oltre i mari! Inutile cercarlo in realtà meravigliose e fuori dalla nostra portata! Dio è lì, così vicino, così vicino che abbiamo difficoltà a riconoscerLo, a credere in Lui.
Questo è, infatti, lo strano Regno dove il Buon Pastore va alla ricerca della pecora smarrita, per riportarla sulle spalle! Questo è dunque lo strano Regno dove è Dio Stesso che si mette a servire gli invitati e a lavare loro i piedi! Proclamando il Regno, Gesù non ha cercato di corrispondere alle idee dei suoi contemporanei, offrendo loro il re che stavano aspettando. Se è proprio il Re, lo è nel modo unico e singolare di Dio! Perché la Sua Regalità non consiste nel prendere, ma nel dare, nel dare la Sua vita, come cibo, affinché abbiamo la vita, e l’abbiamo in pienezza. Questa Regalità nuova trova piena espressione nel mistero dell’Eucaristia, in questo mistero del dono totale di Cristo, che ci permette di scoprire il vero senso di questa Regalità, una Regalità che non è di questo mondo!
Dom Guillaume – monaco trappista
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