Gesù non viene battezzato per se stesso, per ricevere il perdono, ma viene battezzato per noi.
Battesimo del Signore – Anno B (7 gennaio 2018) Letture: Is 55, 1-11; 1 Gv 5, 1-9; Mc 1, 7-11
Nel vangelo di Marco, non c’è il racconto della nascita di Gesù, che troviamo nei vangeli di Matteo e di Luca. E non c’è neanche un prologo teologico che spiega la discesa del Verbo di Dio nella carne, come nel vangelo di Giovanni. Ma Marco comincia subito con la predicazione di Giovanni Battista e col Battesimo del Signore, cioè con la missione del Signore per la nostra salvezza. E questo modo di mettere in rilievo la nostra salvezza, la nostra redenzione, ci aiuta a capire meglio il senso del Battesimo di Gesù. Gesù non viene battezzato per se stesso, per ricevere il perdono, ma viene battezzato per noi.
Per Marco, il Battesimo del Signore è il momento in cui comincia la storia della nostra redenzione.
Giovanni aveva preparato e annunciato. I profeti e i patriarchi avevano visto da lontano. Ma adesso, con la venuta del Signore, ciò che era profetizzato si compie per noi. Non dobbiamo più aspettare. Il Salvatore è presente in mezzo a noi. E il suo primo atto, non è di andare nel deserto per combattere il maligno, non è di compiere guarigioni e miracoli, non è di proclamare il regno di Dio, ma è di scendere nell’acqua e di chiedere il Battesimo!
Per Marco, l’inizio della salvezza comincia con questo atto di umiltà. Gesù china il capo davanti a Giovanni, scende nell’acqua, inclina la testa e riceve da un uomo l’acqua per la remissione dei peccati. Egli che è senza peccato chiede il perdono dei peccati. Egli che è il Signore si sottomette al suo servo. Ed è nell’umiltà del Figlio che si fa sentire la voce del Padre. In questo momento abbiamo come un riassunto, una parabola di tutto il mistero della salvezza!
Il Verbo si è chinato davanti all’uomo, ha preso su di se il peccato dell’uomo, ha purificato la nostra natura entrando nelle acque per risorgere e darci la sua vita!
Nel Battesimo del Signore, abbiamo dunque la prefigurazione, l’immagine di ciò che succederà nel vangelo. Ma abbiamo anche la figura di ciò che ognuno di noi ha vissuto nel proprio battesimo. Anche noi, con Cristo, siamo ormai passati dalla morte alla vita. Anche noi siamo diventati figli di Dio. Ma anche noi dobbiamo seguire, nella nostra carne, il cammino della salvezza del Figlio che ci ha aperto la strada della vita. Nel nostro battesimo, abbiamo ricevuto tutto, ma ci vuole tutta la vita perché si manifesti la grazia ricevuta. Non manchiamo di nulla, ma il chicco di grano seminato nel nostro cuore deve crescere e portare frutto, nel tempo, per la vita eterna.
Nella liturgia della Chiesa, la festa del Battesimo del Signore è certo la fine del tempo di Natale, ma è soprattutto l’inizio del tempo ordinario. Questo tempo liturgico non è un tempo vuoto, un ritorno alla normalità dopo un tempo di meraviglie. Ma il tempo ordinario è infatti il tempo della maturazione, il tempo in cui la grazia del battesimo trasforma pian piano ogni piccola cosa, il tempo della trasfigurazione del quotidiano. Dio ci offre questo tempo perché portiamo anche noi frutti di bontà e di giustizia, di verità e di amore. Oggi, comincia, per ognuno di noi, il tempo della crescita e della speranza, il tempo della vita con Dio.
dom Guillaume trappista, cappellano Monastero Cistercense Valserena
(www.valserena.it)