Una causa giudiziaria potrebbe causare la chiusura dell’Asilo Marina e Stampace di Via Baylle: lo stabile è infatti sottoposto a pignoramento. Nella Cappella è sepolta la Beata Giuseppina Nicoli: sarà venduta anche la sua tomba?
Dopo il Conservatorio della Provvidenza di piazza Indipendenza (venduto, pare, a una società privata, magari per trasformarlo in albergo pluristellato); dopo l’Asilo di San Giuseppe e relativo plesso scolastico di Via San Giorgio (scuola materna ma anche Centro di accoglienza per minori in difficoltà) e l’Istituto San Vincenzo, nell’omonimo viale sotto il colle del Buoncammino, per le Figlie della Carità un altro doloroso strappo alla loro più che secolare presenza in Sardegna.
Nell’Asilo della Marina in Via Baylle le Figlie di San Vincenzo giungono nel 1864, appena 150 anni fa. A questa istituzione si legano le figure e l’opera di suor Giuseppina Nicoli (beatificata nel 2008) e suor Teresa Tambelli, due figure geniali e gigantesche nella Cagliari che si apprestava a diventare città moderna ed europea dalle grandi potenzialità assieme alle dolorose contraddizioni, povertà e analfabetismo su tutte.
Da un mese, questo pezzo di storia cittadina, legato alla redenzione de “is picciocus de crobi” e dei “marianelli” è stato sottoposto a una procedura di pignoramento. L’ex asilo, l’abitazione delle suore (una piccola comunità formata da cinque religiose) ma anche la cappella che custodisce la tomba della Beata Giuseppina Nicoli potrebbero essere messi in vendita (ma c’è chi, addirittura, assicura che un primo compromesso di vendita sia stato già stipulato) mettendo il sigillo sepolcrale a oltre un secolo e mezzo di storia, civile e religiosa, della città capoluogo.
La vicenda è nota ed è finita, con una serie di articoli “a puntate” sulle colonne del quotidiano L’Unione Sarda: «L’edificio – scrive Marco Noce – è l’unica garanzia per otto ex dipendenti dell’asilo (cinque insegnanti, una cuoca, un’assistente e un’ausiliaria) di recuperare gli stipendi arretrati: il loro credito residuo nei confronti della Fondazione ammonta a 237 mila euro. Erano 300 mila, ma 60 mila erano stati recuperati dieci mesi fa dalle casse della Regione: finanziamenti stanziati ma mai assegnati perché la Fondazione che gestisce l’ex asilo non li aveva mai reclamati».
Nella “querelle” si è inserito il rettore della adiacente chiesa di Sant’Agostino, don Vincenzo Fois, certo – documento storici alla mano – che lo stabile che ha ospitato l’Asilo Marina e Stampace (questa la sua esatta dicitura) in origine facesse parte integrante del complesso Chiesa Sant’Agostino-Convento degli Agostiniani, fatto costruire dal re di Spagna Filippo II nel 1576 dopo l’abbandono della vecchia chiesa che sorgeva sul lato opposto del Largo Carlo Felice.
L’ottantenne, battagliero don Vincenzo ha già chiesto la concessione dello stabile di Via Baylle per farne la sede della rettorìa di Sant’Agostino.
Dopo la minaccia di don Vincenzo Fois («Butterò giù il muro che separa la sagrestia di Sant’Agostino dal vecchio chiostro») sul destino dell’ex sede dell’asilo Marina e Stampace, pignorata e destinata a essere messa in vendita a giorni, è intervenuta la Soprintendenza per i beni culturali e la Prefettura.
Sullo sfondo una città muta e sorda, incapace di indignarsi davanti a questa subdola operazione: qui non c’è da salvare solo una pagina di altissimo valore civile e religioso, ma soprattutto l’onore e la civiltà di Cagliari così ignobilmente messi in discussione.
Paolo Matta