Presentazione del Signore – anno A (2 febbraio 2020)
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Letture: Ml 3, 1-4; Eb 2, 14-18; Lc 2, 22-40
Nel vangelo della Presentazione del Signore, ci sono due realtà molto diverse ma molto importanti per noi.
Prima di tutto, c’è la Santa Famiglia, Giuseppe e Maria che vengono nel Tempio per presentare il bambino Gesù, come è prescritto nella legge di Mosè. Questo primo aspetto della festa che celebriamo oggi ci rimette nella prospettiva dell’Incarnazione avvenuta a Natale. Il Verbo di Dio si è fatto uomo per abitare in mezzo a noi, e si è sottomesso alla legge di Israele. Però, di fronte a questa umiltà di Dio, c’è un’altra realtà molto bella. Anche se il vangelo insiste molto sul fatto che il Figlio di Dio non è stato accolto nell’albergo di Betlemme, né dal re Erode o dai capi del popolo, ci sono delle persone che lo hanno accolto dopo i Magi e i pastori, come Simeone e Anna.
Le figure di Anna e Simeone sono il simbolo di questa attesa della venuta del Messia nel popolo di Israele. Ma ciò che è molto interessante per noi, sono gli elementi che troviamo in questo brano del vangelo. Difatti, ieri, abbiamo celebrato la Dedicazione della Chiesa di Valserena, e non possiamo dimenticare che Simeone e Anna hanno incontrato il Signore nel Tempio di Gerusalemme. La loro fedeltà alla preghiera nel Tempio ha permesso a questi due anziani di vedere Colui che doveva venire. Per poter incontrare Gesù, non basta aspettare, ma ci vuole anche questa fedeltà alla preghiera della Chiesa.
Poi, un secondo aspetto di questo incontro è il fatto che tutti e due sono vecchi. Simeone come Anna hanno aspettato molto tempo, hanno accettato di spendere molto tempo. Per loro, la vecchiaia non era un tempo di delusione o di impotenza, ma era diventata il tempo dell’attesa, della speranza. Venivano nel Tempio perché sapevano molto bene che il mondo non poteva colmare il loro desiderio. Avevano capito, con l’esperienza dell’età, che Dio solo rimane quando tutto il resto sparisce. Per noi, Anna a Simeone sono le figure della bellezza della vecchiaia quando non vive nel ricordo del passato, ma nella speranza dell’incontro.
Ma ciò che colpisce di più nel brano del vangelo di Luca, è la gioia dell’incontro, quando Simeone e Anna prendono fra le loro braccia il piccolo bambino. Per loro, Dio si è fatto così piccolo, così vicino, che possono toccarlo e portarlo nelle loro braccia. Per loro, Dio non è più solo l’Onnipotente, ma è anche diventato il Vicinissimo.
Se la Chiesa ha scelto questa festa della Presentazione del Signore per celebrare la vita religiosa, non è per caso. Difatti, vivere a lungo nel Tempio per ascoltare la Parola del Signore, rimanere fedele alla preghiera e all’intercessione per il mondo, accettare di dimorare nell’attesa, sono dei tratti essenziali della vita religiosa. Ma c’è soprattutto un altro elemento che è molto più importante ancora. Luca ci dice che Simeone e Anna non erano guidati dai loro pensieri o dai loro sentimenti, ma dallo Spirito Santo. Così, l’evangelista ci ricorda che la spiritualità non è niente altro che vivere sotto la guida dello Spirito di Dio. Questa è la vera fedeltà di chi ha imparato ad ascoltare lo Spirito di Dio!
Dom Guillaume trappista, cappellano Monastero Cistercense Valserena (Pisa)
(www.valserena.it)