La diocesi di Ozieri ha inaugurato la sua seconda Casa famiglia di accoglienza per migranti invitando, per l’occasione, Andrea Riccardi (fondatore della comunità di Sant’Egidio), accompagnato dall’attuale presidente Marco Impagliazzo, presenti il vescovo della diocesi logudorese Corrado Melis, l’emerito Giovanni Dettori e il neosindaco Marco Murgia. Nel teatro “Oriana Fallaci”, Riccardi ha tenuto una conferenza – con una partecipazione definita da lui stesso «sorprendente» sul tema “Il Mediterraneo, i rifugiati e le nostre terre”.
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Dalle parole ai fatti, si usa dire. Non così a Ozieri dove, al contrario, sono i fatti, le opere – concrete, tangibili, reali – a venire prima di discorsi, commenti, opinioni. Come in occasione dell’evento, perché tale è stata la presenza di Andrea Riccardi, inventore della Comunità di Sant’Egidio, («l’Onu di Trastevere», come la definì il giornalista Igor Man) il 15 giugno nella comunità ozierese.
Casa famiglia 2 – L’occasione era il taglio del nastro della seconda Casa famiglia per giovani migranti provenienti da diversi paesi dell’Africa mediterranea e sub-sahariana. Un appartamento, con una splendida vista panoramica su Ozieri, che va a completare e unirsi a quello adiacente – ricavato dall’ex “convento delle Grazie” delle monache Benedettine – per andare a ospitare complessivamente 36 giovani profughi, perfettamente integrati nel centro logudorese.
Benedizione – Il taglio del nastro a più mani (quelle di Andrea Riccardi, di Marco Impagliazzo, attuale presidente di Sant’Egidio e del neo-sindaco di Ozieri, Marco Murgia) quindi la scopertura di una lapide ricordo da parte del vescovo Corrado Melis che ha poi benedetto la nuova Casa famiglia alla presenza dei giovani ospiti, tutti africani, a cominciare da un eritreo poco più che adolescente, divenuto subito la mascotte di questo gruppo di nuovi arrivati in Sardegna.
Fatti, non parole – Un semplice pasto, consumato nella sede della Caritas diocesana, la presa di possesso di una seconda struttura messa a disposizione dalla diocesi, la sua inaugurazione e benedizione. È stato questo il prologo al secondo momento della giornata centrale della visita nel Logudoro della Comunità di Sant’Egidio dedicato alla riflessione, all’approfondimento, alla presa di coscienza del dramma che milioni di persone, in fuga dalla guerra e dalla fame, vivono quotidianamente alle frontiere d’Europa, da Lampedusa alla Turchia, dalle coste sudoccidentali sarde a Ventimiglia.
Teatro gremito – Quando ha preso la parola Andrea Riccardi, davanti a una platea di alcune centinaia di persone, nel Teatro “Oriana Fallaci” di Ozieri, in un pomeriggio assolato e afoso, è stata avvertita la “brezza dello Spirito”. Non altrimenti si possono spiegare silenzio, attenzione, concentrazione che – nonostante i quasi 40 gradi percepiti – hanno accompagnato quei brevissimi cinquanta minuti di un’autentica lectio magistralis su «Il Mediterraneo, i rifugiati e le nostre terre» dettata dal fondatore della Comunità di Sant’Egidio.
Catechesi sul dialogo – Ma più che una conferenza, una relazione o una lezione – come ci aspetterebbe da un ordinario universitario – quella di Riccardi è stata un’ora di catechesi sul significato di dialogo, incontro, accoglienza, inclusione. Un incontro di alta spiritualità capace di coniugare storia e geografia contemporanea con le Sacre Scritture, la liturgia, il magistero della Chiesa, la parola e la testimonianza di Papa Francesco. Nonostante alcuni passaggi li avrebbero suggeriti, quasi imposti, non un applauso ha interrotto quella lunga, appassionata, calda meditazione su un tema – quello dell’accoglienza – spesso svilito a vuoti slogan, a luoghi comuni, quando non a beceri comportamenti, di singoli e di istituzioni.
Sant’Egidio – «La guerra è la madre di tutte le povertà» è stato l’esordio di Marco Impagliazzo, succeduto al suo fondatore Riccardi alla guida della Comunità di Sant’Egidio, capace – con la sua opera di mediazione – di portare il Mozambico, dopo una lotta fratricida che ha portato a un milione di morti, ad avviare un processo di pace e di concordia nazionale. «Lo stesso viaggio di Papa Francesco a Bangui, in Centrafrica, dove ha aperto il Giubileo della Misericordia», ha ricordato ancora Impagliazzo, «è stato reso possibile anche dal lavoro della nostra Comunità, impegnata nel dialogo fra le 14 fazioni in lotta».
Crocevia del mondo – «Le montagne separano, il mare unisce», è stato l’esordio di Andrea Riccardi che è partito proprio con questo focus sul nostro Mediterraneo, «dove aleggia uno spirito di conflitto tra civiltà fra l’Europa, laica e cristiana, e il sud del mondo, giovane e islamico che comprende il nord Africa arabo, l’Africa e molti paesi asiatici. Il mare nostrum», ha denunciato con forza Riccardi «crocevia di esodi terzomondiali e, allo stesso tempo, il cimitero per tanti, troppi, caduti. Una realtà di morte e di dolore, lo spazio di un traffico (quasi una tratta), gestito da organizzazioni criminali, che a livello mondiale vale circa 150 miliardi di dollari».
Nuovi europei – Basta anche parlare di migranti, profughi, richiedenti asilo. «L’impatto con i nuovi europei – così li chiamo – è un fatto epocale, che nessuno ha preparato. La gente è sola con i problemi: è la condizione del cittadino globale, solo di fronte al mondo. E questi nuovi europei sono diventati il capro espiatorio del proprio disagio. L’uso politico della paura resta corrente: “parlare di immigrati fa perder tanti voti” – mi diceva anni fa un politico di sinistra. Eppure», ha ribadito con forza Riccardi «l’Europa ha bisogno dei migranti, e non solo per dare risposta all’invecchiamento della sua popolazione».
Nazioni più larghe – Ozieri diventa quindi paradigma, seppure minuto, di ciò che deve diventare l’Europa del futuro. «Noi possiamo costruire una nazione più larga, come è la Casa famiglia qui a Ozieri: l’integrazione allora è come un bazar, dove si negozia tutto, si negozia ogni giorno». Oggi tutto il Mediterraneo è cosmopolita, le nostre terre sono «un’immensa spiaggia», un invito allo scambio commerciale e culturale perché, come profeticamente scriveva don Luigi Sturzo già nel 1958 «avvicinare il Mediterraneo vuol dire capirlo, amarlo, conquistarlo non al potere ma alla civiltà… la nuova Europa non potrà sviluppare la propria personalità senza tener conto del mondo spiritualmente e storicamente diverso che è nel Sud».
Orgoglio italiano – Avviandosi alla conclusione e citando Giorgio La Pira («Il Mediterraneo è un lago che unisce due continenti») Andrea Riccardi si è rifatto allo spirito di Assisi, alla profezia insita nella nostra religione, ma anche alla cultura italiana, alle sue radici e risorse che, purtroppo, «non trovano piena rispondenza ed espressione nella sua classe politica». Ma Dio – ha insistito il fondatore di Sant’Egidio – «ci parla oggi con la voce dei migranti» e, come amava ripetere Ghandi, «il metro di giudizio della civiltà di una nazione sarà come tratta le sue minoranze».
Paolo Matta