Un momento di preghiera con tutti i suoi fratelli cappuccini, la benedizione della salma e poi l’addio (o un arrivederci?) al suo convento di Cagliari ripassando per quella stessa porta dove, ottant’anni fa, ad accoglierlo, aveva trovato fra Nicola.
Per fra Lorenzo da Sardara, dopo una lunga veglia scandita dai passi di migliaia di pellegrini arrivati da tutta la Sardegna, che non hanno voluto mancare a questa chiamata, è arrivato il giorno dell’ultimo, umano passo d’addio.
Può essere anche questa una coincidenza ma, neanche al momento della morte, questo amatissimo figlio di Francesco ha voluto o saputo staccarsi del tutto dalla sua famiglia religiosa e dai suoi numerosissimi “figli spirituali”. La camera ardente, allestita nel salone conventuale, ha infatti accolto in una condivisione fraterna – oltre le spoglie mortali del religioso di Sardara – anche la salma di padre Salvatore Murgia (morto poche ore prima di Fra Lorenzo a Sanluri per un aneurisma dell’aorta, ma che non è stato possibile tumulare nel cimitero di Bonaria perché chiuso per un allerta meteo) e di Gabriella Nieddu, una donna di Berchidda stroncata da un malore dopo aver reso omaggio alla salma del religioso.
Un’umanissima “trinità”, sigillo di una lunga vita tutta spesa nel segno dell’accoglienza, dell’ascolto, di una mistica unione con un Dio che il frate di Sardara sapeva trovare nel contatto con la natura così come nello sguardo dei fratelli.
La famiglia religiosa cappuccina di Sardegna – che nel giro di uno stesso giorno, 16 dicembre, primo della Novena di Natale, ha perso due suoi figli – ha rivissuto un evento che richiama alla memoria altri due funerali (sarebbe meglio definirli “cortei nuziali”) che, seppure lontani nel tempo (1958 il primo, 1992 il secondo) segnano con marchio di fuoco la storia dell’Ordine religioso in Sardegna: le folle di fra Nicola e di fra Nazareno hanno passato il testimone della fede a figli e nipoti per tributare a Lorenzo, erede spirituale di questi suoi predecessori, lo stesso abbraccio, commosso e devoto, ma ancor più riconoscente per un tale esempio di vita evangelica, cristallina come poche altre.
La salma di fra Lorenzo, una volta lasciato il suo convento (dove ha trascorso gran parte dei suoi ottant’anni di vita religiosa) è stata caricata su un carro funebre quindi, scortata da una staffetta della Polizia municipale, ha raggiunto la Basilica di Bonaria per le solenni esequie.
Nei quattro giorni della veglia funebre Cagliari ha visto un pellegrinaggio senza sosta rendere omaggio alla salma di fra Lorenzo: una fila lunghissima che, a momenti, partiva dal viale Buoncammino. D’obbligo il passaggio davanti al cancello di accesso al grottino dove è custodito il “suo” presepio: «Difficile immaginare un Natale senza fra Lorenzo», ripete un suo confratello.
Neanche tanto. Basta attraversare quel cancello, spingere la porta e contemplare quella Natività.
Fra Lorenzo è sempre lì.
Paolo Matta