Accogliere lo Spirito Santo: occorre perdere sicurezze e progetti

Domenica VI di Pasqua  – Anno C – 22 maggio 2022
Letture: At 15, 1-2. 22-29; Ap 21, 10-14. 22-23; Gv 14, 23-29

          Per poter accogliere lo Spirito Santo, due condizioni sono necessarie, ci dice il Signore nel vangelo di oggi. La presenza dello Spirito suppone, difatti, l’accettazione dell’assenza di Gesù. Perché possa venire lo Spirito, bisogna che il Signore se ne vada e ritorni al Padre. E questo non è stato tanto facile da accettare per gli Apostoli. Per loro, la risurrezione era stata, prima di tutto, un ritorno alla situazione precedente. Hanno avuto molte difficoltà per capire che Gesù risorto era tutt’altro, anche se sempre lo stesso. Hanno scoperto solo pian piano che non si poteva tornare indietro. Prolungare ciò che avevano vissuto prima, non era più ormai possibile. Qualcosa di nuovo era necessario anche se erano incapaci di immaginarlo.

          E da lì si deduce la seconda condizione per la venuta dello Spirito Santo. I discepoli hanno dovuto accettare non solo l’assenza di Gesù, ma anche l’apertura a un futuro incerto e sconosciuto. Non hanno perso solo la presenza fraterna del Maestro, ma anche la sicurezza di una vita conosciuta e amata. La venuta dello Spirito è stata, per loro, la fine di un modo di vivere e di pensare, la fine di un mondo. E questo non si è fatto facilmente. Continuare a vivere senza la presenza di Gesù era già molto difficile! Ma lasciare tutto e uscire dalla loro terra, dalle loro abitudini, per annunciare la buona notizia attraverso tutto il mondo, questo era veramente per loro qualcosa di impossibile!

          Per poter accogliere lo Spirito Santo, hanno dunque dovuto perdere non solo le sicurezze esteriori, ma anche e soprattutto le certezze interiori su cui avevano costruito la loro esistenza, i loro progetti. E questo cambiamento radicale, perché toccava proprio le loro radici, non si è fatto in un giorno. Gli evangelisti ci fanno capire, nei loro racconti del tempo dopo la risurrezione, prima dell’ascensione, che i discepoli fanno fatica non solo a riconoscere il Signore, ma anche a accogliere la loro missione.

          E anche quando cominciano a uscire e a proclamare la buona notizia, vediamo che ci sono ancora esitazioni di fronte all’afflusso dei pagani, come abbiamo sentito nella prima lettura dagli Atti degli Apostoli. Hanno dovuto imparare a vivere sotto l’influsso dello Spirito Santo. E la bellissima formula che conclude la prima lettura: “è parso bene, infatti, allo Spirito Santo e a noi”, sottolinea molto bene questo cammino che tutti noi dobbiamo fare, nel tempo in cui viviamo.

Dom Guillaume – Cappellano Monastero Cistercense di Valserena (Pisa)
www.valserena.it

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