«Nelle prime ore pomeridiane del 17 febbraio 1943, una squadriglia aerea improvvisamente attraversante i sereni cieli cagliaritani, lanciava sulla inerme città il suo mortale carico di spezzoni, seminando strage in una folla indifesa che cercava scampo nella Cripta di Santa Restituta, con ingenua fiducia adibita a rifugio.»
Così recita, grazie alle parole dell’indimenticato sindaco di Cagliari Paolo De Magistris, una lapide posta, il 17 febbraio del 1993, a ricordo del cinquantenario di quel vile eccidio. Una memoria che la comunità cristiana di Stampace della parrocchia di Sant’Anna, ogni anno, rinverdisce con la deposizione di una corona d’alloro affissa davanti a quel portone, rimasto tragicamente chiuso durante il tragico bombardamento.
A quella del 17, seguirono altre due devastanti “piogge di bombe” su Cagliari, nei giorni 26 e 28 di un febbraio impresso a lettere di fuoco nella storia cittadina.
In particolare il bombardamento del 26 quando, a essere distrutta, fu un’ala di Palazzo Bacaredda, il Palazzo di Città di via Roma, quella che si affaccia sulla retrostante via Crispi.
Colpisce la singolare coincidenza tra le due date, questi due 26 febbraio, distanti di poco più di 80 anni l’uno dall’altro.
Da una parte un evento di distruzione e di sfacelo, morale ma anche fisico: Cagliari, con Napoli, sarà la città italiana più bombardata, con oltre 400 vittime e 70mila sfollati e senza tetto e quasi l’80% degli edifici distrutti o dichiarati non agibili.
Dall’altra, ancora in un 26 febbraio, un segnale di rinascita e di speranza a superare altro sfacelo e distruzione, questa volta sotto il velo di un’insana e scellerata gestione del bene comune, di un malgoverno che – a livello regionale, prima, e comunale (parliamo della città Capoluogo) dopo – presenta ferite ancora aperte, cicatrici e mutilazioni ben visibili in molti settori della vita pubblica.
Bombe, morte e distruzione causate da quello scellerato e mai abbastanza ricusato regime fascista e dal suo capo che con la sua solita demagogia sostenne che l’Italia aveva una flotta navale alla pari con le superpotenze, mancavano solo le portaerei, ma esistevano ben due portaerei al centro del Mediterraneo: la Sardegna e la Sicilia, condannandole alla loro distruzione. Sappiamo e non dimentichiamo come andò a finire!
Cagliari, miracolosamente, dopo l’immane tragedia, seppe risorgere nel giro di pochi anni, più radiosa e più tenace nella guida di un’intera regione.
Può essere solo una semplice (ma beneaugurante) coincidenza temporale: di fatto questo 26 febbraio 2024 segna una svolta storica: per la prima volta sarà una donna a guidare la Regione, capace di combattere e vincere un becero populismo, una destra inquietante e pericolosa per quella strisciante nostalgia “dell’uomo solo al comando”.
(ha collaborato Antonio Salis)