Il dolore per la morte dell’amato Benedetto XVI si accompagna all’ammirazione per la sua straordinaria figura di teologo, pastore, uomo di Dio e della Chiesa. È con gratitudine che lo accompagniamo all’incontro ultimo e lo raccomandiamo alla misericordia di Dio. Abbiamo imparato molto, e per molto continueremo a farlo, dalle sue parole e dai gesti della sua vita.
La rinuncia al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, in quell’indimenticabile 13 febbraio 2013, a causa dell’“incapacità di amministrare bene il ministero” affidato, resta un atto eccezionale, animato esclusivamente dall’amore alla Chiesa, che “significa anche avere il coraggio di fare scelte difficili, sofferte, avendo sempre davanti il bene della Chiesa e non se stessi”. Benedetto XVI stesso ha detto la certezza che “la barca della Chiesa non è mia, non è nostra, ma è sua. E il Signore non la lascia affondare; è Lui che la conduce, certamente anche attraverso gli uomini che ha scelto, perché così ha voluto”. Una volta dimessosi, Benedetto XVI ha deciso di continuare – come ebbe modo di dire – “ad accompagnare il cammino della Chiesa con la preghiera e la riflessione, con quella dedizione al Signore e alla sua Sposa che ho cercato di vivere fino ad ora ogni giorno e che vorrei vivere sempre” (Ultima Udienza Generale di Papa Benedetto XVI, 27 febbraio 2013).
Benedetto XVI ha testimoniato il sentimento della fede di fronte alla morte, scrivendo, in termini commossi, pochi mesi addietro: “Ben presto mi troverò di fronte al giudice ultimo della mia vita. Anche se nel guardare indietro alla mia lunga vita posso avere tanto motivo di spavento e paura, sono comunque con l’animo lieto perché confido fermamente che il Signore non è solo il giudice giusto, ma al contempo l’amico e il fratello che ha già patito egli stesso le mie insufficienze e perciò, in quanto giudice, è al contempo mio avvocato (Paraclito). In vista dell’ora del giudizio mi diviene così chiara la grazia dell’essere cristiano. L’essere cristiano mi dona la conoscenza, di più, l’amicizia con il giudice della mia vita e mi consente di attraversare con fiducia la porta oscura della morte” (Lettera circa il rapporto sugli abusi nell’Arcidiocesi di Monaco e Frisinga, 6 febbraio 2022).
A noi, qui a Cagliari, il 7 settembre 2008, in occasione del centenario della proclamazione della Madonna di Bonaria quale Patrona Massima della Sardegna, Benedetto XVI si diceva ammirato dalla “commovente manifestazione della fede” che anima il nostro popolo. Rivolgendosi alla Nostra Signora, diceva che “Mai resterà deluso chi si affida a Nostra Signora di Bonaria, Madre misericordiosa e potente. Maria, Regina della Pace e Stella della speranza, intercedi per noi”.
Toccanti e puntuali le parole rivolte da papa Ratzinger ai giovani in piazza Yenne. “È una grande gioia per me incontrarvi, al termine di questo breve ma intenso soggiorno nella vostra bella Isola. (…) Vi saluto con affetto, cari ragazzi e ragazze: voi costituite il futuro pieno di speranza di questa Regione, nonostante le difficoltà che conosciamo tutti”.
Adesso preghiamo per lui, chiedendo alla Vergine Madre di accoglierlo nel regno dove tutto è pace, di permettergli di immergersi “nell’oceano dell’infinito amore, nel quale il tempo – il prima e il dopo – non esiste più, … nella vastità dell’essere”, dove “siamo semplicemente sopraffatti dalla gioia” (Encicl. Spe Salvi, 30 novembre, n. 12).
Nelle Sante Messe di oggi e domani non manchino nelle Chiese di Cagliari le preghiere in suffragio di Benedetto XVI, secondo le indicazioni che pervengono dalla CEI e dalla diocesi.
Con affetto e in comunione.
+ Giuseppe Baturi