«Oggi la terra, nostra sorella, maltrattata e saccheggiata, si lamenta, e i suoi gemiti si uniscono a quelli di tutti i poveri e tutti gli ‘scartati’ del mondo. Proteggere la casa comune, controllando surriscaldamento climatico e altri danni ambientali, ma anche cambiare modello di sviluppo, per i poveri e per uno sviluppo sostenibile e integrale».
È questa la conversione ecologica invocata da Papa Francesco nell’Enciclica Laudato si’, un testo ampio, lungamente riflettuto, ma non «da un Papa in solitudine, ma con la collaborazione di molte persone», ha detto il direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, nella conferenza stampa di presentazione.
E al di là delle mille definizioni che verranno correlate a questa iniziativa del Papa, quella di condivisa appare la più pertinente. Perché un’Enciclica è sempre stata una sorta di motu proprio del Successore di Pietro, seppure sottoposta al vaglio dei vari dicasteri. Bergoglio, già con la Lumen fidei scritta a quattro mani con Benedetto XVI, rompe anche questa impostazione monocratica, condividendo la Laudato si’ con una rete di co-estensori dell’enciclica, per la prima volta citando in una nota dell’enciclica il maestro spirituale islamico sufi Ali Al-Khawwas.
«Un documento di rilevanza ecclesiale, preparato in modo nuovo. Da circa un mese, approfittando dei moderni moderni mezzi di comunicazione il Papa ha operato per una promulgazione dell’Enciclica insieme ai vescovi di tutto il mondo, grazie all’invio, via mail di diversi passi del documento in varie fasi», ha riferito padre Federico Lombardi, aggiungendo: «Due giorni fa (il 16 giugno) è stato inviato il documento a tutti gli ordinari del mondo, con un messaggio scritto e una nota personale del Papa».
Questi alcuni fra i passaggi più significativi della Laudato si’ di Papa Francesco.
Già il salvataggio a ogni costo delle banche è stato fatto pagare alla popolazione: oggi non facciamo pagare ai popoli il prezzo della crescita ad ogni costo, rallentiamo il passo e puntiamo a uno stile di vita conciliabile con la difesa integrale dell’ambiente e della vita di tutti i popoli.
Il degrado ambientale che colpisce soprattutto gli “esclusi”, sembra una “appendice”, nelle discussioni di tanti “professionisti, opinionisti, mezzi di comunicazione e centri di potere” lontani dalle aree interessate, “senza contatto diretto coni loro problemi”. Ma l’approccio ecologico deve essere anche sociale”.
L’esaurimento di alcune risorse crea uno scenario favorevole per nuove guerre, mascherate con nobili rivendicazioni. E d’altra parte la guerra causa sempre gravi danni all’ambiente e alla ricchezza culturale dei popoli, i rischi diventano enormi pensando a armi nucleari e biologiche.
Il mercato crea un meccanismo consumistico compulsivo per piazzare i suoi prodotti. Ma questo non può essere il paradigma di vita dell’umanità oggi. Sia per il senso della esistenza che per la sostenibilità delle economie, serve un cambiamento di stile di vita.
L’uomo è ancora capace di intervenire positivamente per l’ambiente, ma non serve una ecologia superficiale o apparente, intorpidita, di spensierata irresponsabilità. Invertire il degrado ambientale e creare sviluppo sostenibile rende indispensabile lo sviluppo di istituzioni internazionali più forti e efficacemente organizzate.