Nella suggestiva cornice della storica chiesa di san Francesco, la Chiesa diocesana di Iglesias si è data convegno per celebrare la consacrazione a vescovo di un suo sacerdote, don Walter Erbì, nominato da Papa Francesco Nunzio apostolico, suo ambasciatore in Liberia e Sierra Leone. Per l’occasione è arrivato in Sardegna il Segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, a presiedere un rito che ha visto come co-consacranti il neo cardinale Arrigo Miglio, già vescovo di Iglesias per sette anni (dal 1992 al 1999), e l’attuale pastore della chiesa sulcitana, monsignor Giovanni Paolo Zedda.
I concelebranti
Con loro una nutrita rappresentanza della chiesa sarda, i vescovi Mura (che è presidente della Conferenza Episcopale Sarda), Saba, arcivescovo di Sassari, Morfino di Alghero-Bosa, Melis di Ozieri, l’Abate di San Pietro di Sorres, dom Luigi Tiana, gli emeriti Marcia e Sanna, oltre diversi vescovi arrivati da Nunziature di tutto il mondo, dove monsignor Erbì ha svolto il suo ministero diplomatico.
L’omelia di Parolin
Una cerimonia, complessa e articolata, che sotto la guida del cerimoniere mons. Carlo Cani, ha avuto i suoi momenti centrali dopo l’omelia del Cardinale Parolin.
Nelle parole del Cardinale Segretario di Stato un profilo del Nunzio apostolico e del suo ruolo nella gerarchia della Chiesa. Prendendo spunto dalla memoria liturgica di San Gregorio Magno, Parolin ha invitato il candidato all’episcopato ad essere «un uomo sempre immerso in Dio» per essere un segno servitore del Vangelo soprattutto verso i più piccoli e i poveri.
L’imposizione delle mani
Sotto il presbiterio, davanti all’altare maggiore, è stato collocato un grande tappeto bianco dove il candidato vescovo, don Walter, si è prostrato – in segno di totale abbandono al disegno della Provvidenza su di lui – mentre tutta l’assemblea cantava le litanie dei santi.
Quindi una serie di gesti con i quali il neo Nunzio ha ricevuto la pienezza del sacerdozio.
Dapprima, in un clima di profondo silenzio di preghiera e raccoglimento il cardinale consacrante Parolin ha imposto le mani sul capo del candidato all’episcopato, seguito da tutti gli altri vescovi concelebranti, rinnovando il gesto degli apostoli nelle prime comunità cristiane.
Quindi la grande e solenne preghiera di consacrazione mentre i due diaconi tenevano il grande libro del Vangelo aperto sulla testa di monsignor Erbì.
L’unzione episcopale
A questo punto il momento dei segni visibili della nuova dignità sacerdotale: l’olio, con cui il cardinale Parolin ha unto il capo del nuovo vescovo, la consegna del Vangelo e dell’anello episcopale, segno dell’unione sponsale con Cristo e la sua Chiesa. E infine la mitria e il pastorale, quest’ultimo, in argento, dono della chiesa diocesana di Iglesias, a significare il ruolo di pastore e guida della porzione di Popolo di Dio che sarà affidata alle cure del nuovo vescovo.
A chiusura del rito, ancora un “segno”: la simbolica presa di possesso della sede episcopale con il Cardinal Parolin che lasciava il suo posto al neo Vescovo e Nunzio, con tutta l’assemblea in piedi ad applaudire questo “figlio della terra sulcitana”, visibilmente commosso.
La missione in Africa
Monsignor Walter Erbì, dopo aver prestato giuramento nelle mani di Papa Francesco giusto un mese fa (era il 3 agosto) si augura di poter presto celebrare la sua prima Messa nella Nunziatura della Sierra Leone, dove è stato destinato. «È stato proprio monsignor Miglio, trent’anni fa», ha ricordato al termine della celebrazione, al momento dei ringraziamenti di rito, «a inviarmi a Roma ed avviarmi a questo servizio particolare nella Chiesa».
Paolo Matta