I segnali di un disgelo in atto non erano mancati: la Messa, al Giovedì santo concelebrata con Bergoglio nella cappellina della sua abitazione, le continue telefonate, un rapporto che mai si era interrotto e sempre all’insegna della «massima fedeltà al Papa». La “bella notizia” della convocazione del cardinale Angelo Becciu al prossimo Concistoro segna di fatto un punto di svolta, “di non ritorno” nella intricata, dolorosa vicenda giudiziaria che ha visto il monsignore di Pattada, nel settembre di due anni fa, rimettere nelle mani di Papa Francesco la sua appartenenza al Collegio cardinalizio, l’incarico di Prefetto della Congregazione delle Cause dei santi, la titolarità a partecipare al Conclave per l’elezione del Sommo Pontefice.
Ritorno a casa
Il prossimo 27 agosto, a San Pietro, ad accogliere i nuovi cardinali – fra i quali anche l’arcivescovo emerito di Cagliari, Arrigo Miglio – ci sarà anche, e a pieno titolo, il cardinal Angelo Becciu che, tre giorni dopo, il 30 agosto, con il Collegio cardinalizio, sarà a fianco del Papa nella celebrazione eucaristica di ringraziamento per i nuovi porporati. “Don Angelino”, come affettuosamente ancora oggi lo chiamano a Pattada, non aveva perduto il titolo di Cardinale ma tutte le prerogative che, con questa decisione del Papa, gli vengono interamente restituite.
Massacro mediatico
Il dramma, per Becciu, si consuma in quel pomeriggio del 24 settembre 2020. Recatosi dal Papa per discutere alcune prossime beatificazioni, uscirà da quella tremenda udienza privato del titolo di cardinale ma, soprattutto, sono parole di Becciu, «dato in pasto alla pubblica opinione per un massacro mediatico che non ha risparmiato neanche l’integrità della mia vita sacerdotale e gli affetti familiari». L’accusa più grave e infamante, quella che secondo tanti avrebbe portato Papa Francesco a chiedergli le sue immediate dimissioni, «l’utilizzo dei fondi vaticani, fra i quali l’Obolo di San Pietro (che il Papa utilizza per la carità personale verso diverse forme di povertà) in spregiudicate operazioni finanziarie e immobiliari (il famoso palazzo londinese), compreso il sostegno a intraprese economiche promosse dai suoi familiari».
Sardità e santità
Per Becciu due anni di «sconfinata sofferenza», per usare le parole di un sacerdote che presta servizio in Vaticano. Che aggiunge: «Mai una parola fuori posto, sempre un dignitoso, esemplare silenzio: in questo Becciu è stato modello di una fiera “santa sardità”». Mesi trascorsi fra aule di tribunale, udienze, confronti che non hanno impedito al prelato di Pattada di svolgere, nel nascondimento più totale, il suo umile servizio pastorale in una parrocchia romana, come un normale sacerdote.
La chiesa sarda
Soprattutto la diocesi di Ozieri, la “sua” chiesa locale di origine, esulta per questa “lieta notizia”, attesa da troppo tempo. Ogni anno Becciu trascorre un periodo di vacanza nella sua Pattada: un po’ di mare, ma soprattutto il contatto diretto con la sua gente, anche in queste due estati segnate dalla sofferenza e dal peso di accuse così infamanti. Ora, ci si chiede, quali saranno gli scenari futuri che si apriranno per “don” Angelino?
Parolin in Sardegna
Può essere una combinazione, quanto mai felice, l’arrivo in Sardegna del Segretario di Stato della Santa Sede: il prossimo 3 settembre il cardinale Pietro Parolin, infatti, presiederà a Iglesias la consacrazione episcopale di monsignor Walter Erbì, Nunzio apostolico in Liberia e Sierra Leone. Occasione nella quale il “numero due” della gerarchia vaticana incontrerà l’episcopato isolano: e non c’è da dubitare che il “caso” Becciu sarà argomento principe di discussione.
Paolo Matta
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