Può essere la giocata vincente.
La Sardegna scommette, ancora una volta, sul turismo «ma», avverte l’assessore regionale Gianni Chessa, «puntando tutto su valori identitari, a cominciare dal nostro patrimonio religioso e spirituale, da una cultura che riesce magicamente a declinare arte e fede, ambiente e accoglienza». Dopo dieci anni di confronti e sperimentazioni, allo stesso tavolo siedono Chiesa sarda e Regione per firmare uno «storico protocollo d’intesa» che sancisce questa “santa alleanza” per la promozione di un modello di sviluppo nel segno di “identità, cultura religiosa e turismo”.
I cammini di Sardegna
Sono già otto i Cammini – sull’esempio di quello di Santiago di Compostela – iscritti nel Registro regionale sardo. Coinvolti 230 comuni per complessivi 3.200 chilometri: da quello “minerario di santa Barbara” – attualmente il più strutturato e già iscritto all’Atlante nazionale – al Cammino di san Giorgio di Suelli, a quelli di santu Jacu e di sant’Efisio sino a quello, ancora in fase di riconoscimento, delle “100 torri” (che coinvolge ben 80 amministrazioni comunali costiere).
Il ruolo della Chiesa locale
Fondamentale il ruolo delle dieci diocesi sarde, «sentinelle della storia e della cultura isolana». Lo ho sottolineato, alla cerimonia di firma del Protocollo d’intesa, il presidente dei vescovi monsignor Antonello Mura. «La Chiesa», ha detto «non può limitarsi a essere depositaria e custode della maggior parte dei beni e dei siti inseriti nei cammini, ma deve farsi soggetto attivo di formazione e di promozione di questo ricchissimo patrimonio». Auspicato, dal presidente della Conferenza Episcopale Sarda, «un momento regionale nel quale prendere coscienza, comunità ecclesiale e istituzioni civili, di questa straordinaria occasione di sviluppo dell’intera società isolana».
Comuni e Fondazioni
Tre gli strumenti operativi per dare gambe e cuore al Turismo culturale e religioso in Sardegna. «Intanto la creazione di una cabina di regia», ha detto Renato Tomasi, funzionario dell’assessorato regionale e “regista occulto” di questa operazione «che assicuri il dialogo fra tutti i protagonisti e faccia sintesi di tutte le proposte evitando fughe in avanti e il rischio di qualunque forma di campanilismo. Quindi la formazione seria di operatori dell’accoglienza e dell’accompagnamento, guide turistiche depositarie del “racconto e della narrazione” delle nostre storie e, infine, l’animazione del territorio con il coinvolgimento delle amministrazioni così come degli operatori alberghieri e della ristorazione».
Destinazioni di pellegrinaggio
Alla firma del Protocollo d’Intesa presente anche il sindaco di Galtellì, Giovanni Santo Porcu, fresco presidente della neonata Fondazione “Destinazioni di pellegrinaggio in Sardegna”: sette i Comuni che vi hanno già aderito (oltre Galtellì, Borutta, Gesturi, Laconi, Luogosanto, Orgosolo e Sant’Antioco), altri tre in fase di ingresso (Porto Torres, Pula e Dorgali). «Dieci comuni», ha detto Porcu «che sposano in pieno il progetto regionale» e che vanno ad aggiungersi agli altri sedici che, Laconi comune capofila, formano il “Cammino francescano in Sardegna”.
San Pietro di Sorres
Anche l’abate di san Pietro di Sorres, l’abbazia benedettina di Borutta, dom Luigi Tiana, ha voluto suggellare con la sua presenza l’avallo della Chiesa sarda a questo progetto. Il suo monastero sarà infatti il capofila di un’altra interessante esperienza che proietta la Sardegna in una dimensione extraisolana, essendo stato individuato come soggetto promotore della rete dei “monasteri del Mediterraneo”.
Prove di unità
«In totale», ha concluso l’assessore Chessa, «sono 256, su 377, le amministrazioni comunali che la Regione è riuscita a coinvolgere in questa operazione. Un banco di prova concreto e incoraggiante a rimedio delle piaghe endemiche della nostra terra quali il fallimento delle politiche industriali ma soprattutto lo spopolamento delle zone interne». L’esempio della Galizia – zona depressa della penisola iberica, oggi regione di eccellenza in quanto a Prodotto Interno Lordo, grazie all’indotto del Cammino di Santiago – «rimane paradigma», ha concluso l’assessore Chessa, «di quello che la Sardegna può ottenere, a condizione di credere nelle sue enormi potenzialità».