Dopo un pellegrinaggio sperimentale, nell’agosto dello scorso anno, la Sardegna ritorna a Lourdes con numeri quasi da pre-pandemia. Sventola la bandiera dei quattro mori alla Grotta delle apparizioni. La sezione Sarda Sud dell’Unitalsi riporta alla Grotta delle Apparizioni, ai piedi dei Pirenei, un gruppone di quasi 400 pellegrini. «Una prova generale di quello che speriamo possa essere il programma del prossimo anno», dice Sergio Zuddas, presidente della sezione e direttore del pellegrinaggio.
I numeri
Due aerei in partenza da Cagliari con voli diretti a Tarbes, il secondo condiviso con la sezione della Sicilia orientale. A guidare il pellegrinaggio sardo il vescovo emerito di Nuoro Mosè Marcia (oggi ritornato a San Sperate, nella sua diocesi cagliaritana di origine); con lui 13 sacerdoti delle diocesi di Cagliari, Iglesias, Oristano e Ales-Terralba. Una cinquantina i malati, fra marcianti e in carrozzina: per la loro cura altrettante sorelle di assistenza (le “damine”), 40 barellieri e cinque medici.
Green pass per tutti
I controlli, sia a Cagliari come a Tarbes-Lourdes, alla partenza e all’arrivo, sono stati severissimi. Green pass e tampone obbligatorio sia a Cagliari che in Francia a garanzia della massima sicurezza. Mascherina sul volto a tutte le cerimonie che si sono svolte all’interno del recinto sacro che comprende Esplanade, Grotta e Basiliche. Da parte dei medici dell’Unitalsi la massima vigilanza in tutte le fasi del viaggio.
“Partiamo ancora insieme”
«Abbiamo scelto, per il nostro pellegrinaggio, lo slogan “Partiamo ancora insieme”», dice Tito Aresu, responsabile della segreteria della Sarda Sud «perché colpiti dall’entusiasmo che, nelle diocesi della nostra Sezione, abbiamo avvertito alla proposta di tornare a Lourdes. E guardando i numeri di altre sezioni, con un bacino ben più corposo del nostro, dobbiamo dire che la Sardegna è stata esemplare per risposta e coraggio, date le nostre difficoltà insulari e non solo».
I momenti più toccanti
I passi di Bernadette, con la visita ai luoghi (casa e mulino) della giovane Soubirous, la Via crucis sulla montagna, la Messa internazionale alla basilica sotterranea di san Pio X, il rosario e la Messa alla Grotta, la processione notturna “aux flambleax” alla luce delle candele a illuminare l’immensa e semivuota Esplanade, capace di contenere oltre 500 mila persone. Un programma fitto di quattro giorni, senza un momento di pausa – secondo lo stile di Lourdes – in una cittadina che mostra ancora molti alberghi chiusi e negozi con le serrande abbassate.
I pochi miracoli
Particolarmente interessante l’incontro con il responsabile del “bureau medical” di Lourdes, l’organismo medico-scientifico che esamina, con estremo rigore e severità, le guarigioni che si sono verificate alla Grotta della Vergine. «Appena settanta sono quelle certificate come miracolo, un numero irrisorio se si pensa ai milioni di persone che, dal 1858, sono arrivate a Lourdes», ha detto Alessandro de Franciscis, il responsabile dell’équipe incontrando i pellegrini sardi.
Il caso Teresina Loche
Sul caso di Teresina Loche, la donna di Uta affetta da una gravissima patologia guarita prodigiosamente nel 1968 dopo il bagno nelle piscine della Grotta, de Franciscis ha chiarito che un’eventuale dichiarazione di “miracolo” è legata alla presentazione di documenti medici, purtroppo carenti nel fascicolo di Teresina, morta di recente. Una vicenda che, comunque, rimane aperta.
Paolo Matta