Un rito “rosa”, rigorosamente interdetto agli uomini. Ogni anno, in concomitanza con l’inizio della novena dell’Assunta, nel nascondimento più assoluto, un gruppo di donne si ritrova nella cattedrale di Santa Maria, al Castello di Cagliari. Sono le antiche discendenti delle dame di compagnia della regina Maria Cristina di Borbone, appartenenti alle ultime, nobili famiglie cagliaritane: nella sala capitolare, per privilegio esclusivo, provvedono alla vestizione e svestizione del simulacro della Madonna Dormiente, secondo un cerimoniale immutato da due secoli.
La Pasqua della Madonna
Da una cassa, custodita nella sacrestia del duomo, il settecentesco simulacro della Vergine, mirabile esempio di arte napoletana, con mille premure viene adagiato nella dorata lettiga, opera (forse) di fine ‘600 di un artigiano siciliano. Dalle mani delle nobili castellane viene quindi rivestito dell’abito in raso di seta, color crema, ricamato con filo d’oro e impreziosito da pietre dure, custodito a Villa d’Orri nella casa dei Manca di Villahermosa. Ai piedi un paio di sandali d’argento, come d’argento è la corona appartenuta al re Carlo Felice. Un velo finissimo e trasparente che ricopre la Vergine sino ai piedi, lasciando scoperto solo il viso. Con una breve, silenziosa processione la Dormiente viene sistemata nella navata centrale, pronta per la venerazione di fedeli e turisti per la solennità di mezza estate, “pasqua della Madonna”. Dieci angioletti dorati vengono collocati attorno alla “lettera”: tre per ciascun lato, due ai piedi e due alla testa.
Il dono della regina
Per tutto il mese d’agosto la statua troneggia al centro della Cattedrale. Dono della regina Maria Cristina di Borbone, il Comune la custodì nella cappella all’interno del Palazzo di Città, di fianco al duomo sino ai primi del Novecento, quando la sede amministrativa venne trasferita nel nuovo edificio di via Roma. È all’atto del passaggio a Palazzo Bacaredda che il simulacro viene affidato al Capitolo metropolitano con una sorta di vincolo: quello di esporlo alla venerazione dei fedeli in occasione della solennità del 15 agosto.
Dormiente non assunta
A portare nell’Isola il culto della Madonna Assunta sono stati i monaci greco-bizantini, quando la Sardegna venne assegnata a Costantinopoli, dopo la caduta dell’impero romano. Questo il motivo per cui la Vergine viene rappresentata “dormiente”, su una lettiga, e non trionfante, come nella tradizione della chiesa romana, in atto di ascendere al cielo. Si spiega così l’intitolazione di ben 18 parrocchie sarde all’Assunta e le oltre cento feste a Lei dedicate in tutte le regioni storiche dell’isola.
La Sacra Spina
Assieme alla Dormiente, in Cattedrale vengono esposti due “pezzi” preziosi del Museo diocesano: la Sacra Spina e il trittico attribuito al pittore fiammingo Roger Van Der Weiden. Quella custodita in un reliquiario d’argento massiccio, secondo la tradizione, è una delle spine della corona posta sul capo di Gesù: apparteneva a papa Clemente VII ma fu trafugata dai lanzichenecchi durante il “Sacco di Roma” del 1527. Partita da Gaeta, carica degli oggetti rubati, la nave incontrò una terribile tempesta e trovò riparo nel porto di Cagliari. Forse per sciogliere un voto elevato al Cielo nel momento della paura, i lanzichenecchi consegnarono il bottino all’arcivescovo Gerolamo da Villanova che informò subito il Papa. Clemente VII, saputo del ritrovamento, donò Sacra Spina e Trittico alla Cattedrale di Cagliari.