Di Paolo Matta
Quando, nelle sempre amichevoli e argute conversazioni, capitava di toccare il “tasto” vescovi, ne parlava sempre in termini di vocazione al martirio, tanto lontane da lui erano le luci della ribalta, il potere e la visibilità che troppo di frequente venivano coniugate con la guida e responsabilità episcopali.
è stato – prima di tutto – il “prete della porta accanto”, in quella costante ferialità di servizio e di ministero che lo ha sempre accompagnato e guidato, dal seminario alla sua consacrazione episcopale, fino agli ultimi istanti della sua lunga esistenza terrena.
Monsignor Pillolla, don Tarcisio, come amava firmarsi,
Nativo di Pimentel (il prossimo 11 luglio avrebbe compiuto 91 anni), frequenta il seminario minore a Dolianova per completare gli studi, fino alla laurea in Dogmatica, in quello di Cuglieri.
Paolo Botto è il vescovo che, l’11 luglio 1954, lo ordina sacerdote a Bonaria: la stessa Basilica che – domani alle 15,30 – lo saluterà con una solenne concelebrazione.
A 28 anni viene chiamato a dirigere la testata “Orientamenti”, il settimanale diocesano: un incarico che manterrà per quindici anni nei quali sarà anche apprezzato insegnante di religione, vice parroco a san Lucifero, assistente di Azione cattolica ma anche primo cappellano dell’ospedale Oncologico.
Nel 1986, l’arcivescovo Giovanni Canestri lo nomina suo Vicario generale proponendolo al papa Giovanni Paolo II come Vescovo ausiliare di Cagliari. In quello stesso anno, ancora nella basilica di Bonaria, riceve la consacrazione episcopale. Come motto sceglie “in veritate e charitate”, due virtù – la verità e la gratuità – che Pillolla più volte applicherà anche al lavoro giornalistico. E che il consacrante Canestri, destinato alla porpora cardinalizia e alla guida della chiesa di Genova – riassumerà in quella sua paterna raccomandazione al novello vescovo: «Sappi essere forte come un diamante, dolce come una madre».
Tredici anni dopo, nel 1999 e fino al 2008, monsignor Pillolla guiderà la chiesa diocesana di Iglesias «nella semplicità del quotidiano servizio a Dio e ai fratelli, accolto e vissuto in una disponibilità e gratitudine totali”, ricorda monsignor Carlo Cani, cancelliere della Curia sulcitana.
“Beati i miti”… Di sicuro la mitezza, la disponibilità all’ascolto e la sobrietà, miscelati a una ironia tutta cagliaritana, sono i tratti che di don Pillolla resteranno in quanti lo hanno incontrato.
«Cortese e generoso, equilibrato e sensibile, sempre pronto a tendere la mano agli emarginati», questo il ricordo di Gianni Filippini , legato al vescovo scomparso anche da una stretta collaborazione professionale.
Tornato a Cagliari nella sua casa di via dei Falletti, fino a quando la salute glielo ha consentito, non mancava di celebrare nella “sua” parrocchia di san Pietro e Paolo in via Is Mirrionis. Infine l’ultimo ricovero in ospedale prima di spegnersi nella notte fra martedì e mercoledì.
La camera ardente è stata allestita nella cappella del Seminario arcivescovile, in via monsignor Cogoni. I funerali saranno celebrati domani alle 15:30 nella basilica di Nostra Signora di Bonaria.