Solennità del Corpus Domini – anno B – (6 giugno 2021)
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Letture: Es 24, 3-8; Eb 9, 11-15; Mc 14, 12-26
La solennità del Santissimo Corpo e Sangue del Signore, che celebriamo oggi, è una delle feste più originali e più caratteristiche del Cristianesimo, soprattutto di fronte a tutte le altre religioni del mondo. Difatti, ascoltare la Parola di Dio, avere delle visioni, rendere un culto offrendo a Dio sacrifici, o esprimere la propria fede attraverso pratiche di digiuno o momenti particolari di preghiera, tutte queste cose si ritrovano più o meno in molte religioni del mondo. Ma la festa del Corpus Domini esprime una realtà molto diversa e molto più profonda. Non sono più gli uomini che fanno o offrono qualcosa per Dio, ma è Dio stesso che si offre e si rende presente in mezzo a noi, ogni giorno, nelle nostre chiese. E questo, Dio lo fa attraverso un sacramento molto originale: il Corpo e il Sangue del Signore!
Vorrei sottolineare solo due aspetti di questo sacramento cristiano per eccellenza, il sacramento dell’Eucaristia. Il primo aspetto, molto importante per noi, riguarda il linguaggio della fede. Gesù ha certo parlato con i suoi discepoli e con i suoi contemporanei. Ne abbiamo una testimonianza molto bella nei vangeli. Ma Egli non si è accontentato di parole e di gesti. A tutti quelli che non hanno potuto vederlo, a tutti quelli che hanno potuto toccarlo, Egli ha lasciato il sacramento del suo corpo. E questo è molto importante per noi, perché significa che la fede cristiana non è solo questione di teologia o di pratica, ma è soprattutto questione di presenza e di contatto, di comunione con Dio.
Credere non significa solo meditare o recitare formule, neanche vivere una certa vita morale, ma significa vivere una relazione che tocca tutto l’essere umano, con tutti i suoi sensi. Questo rapporto tra Dio e la nostra realtà di carne potrebbe scandalizzare! Ma è Dio stesso che ha voluto essere così toccato, mangiato, gustato, adorato. Il cristianesimo non è solo la religione dell’anima, ma è la religione dell’uomo nella sua integralità. Siamo chiamati a credere con tutto il nostro essere. Non c’è più differenza tra sacro e terreno, tutto è per Dio, e Dio assume tutta la nostra umanità, senza lasciare niente da parte.
Questo cambiamento radicale di prospettiva che offre il cristianesimo, di fronte a tutte le altre religioni e a tutti i sistemi filosofici, ha delle conseguenze molto impegnative. Difatti, non solo il nostro corpo, ogni corpo umano, riceve una dignità molto alta, ma anche ogni essere umano, nel suo corpo, diventa così sacramento di una presenza. Lo dice Gesù stesso quando afferma che ogni volta che facciamo del bene a uno di questi piccoli, è a lui che lo facciamo! L’Eucaristia è certo il sacramento della presenza reale di Dio in questo nostro mondo, ma è anche il sacramento dell’unità della famiglia umana in cui Dio si rende presente.
Non siamo abituati a considerare noi stessi e i nostri fratelli o le nostre sorelle come sacramento della sua presenza, forse perché non abbiamo capito fino in fondo ciò che diceva San Agostino a proposito dell’Eucaristia: diventate colui che ricevete! Quando riceviamo Cristo, egli trasforma ognuno di noi in un tempio della sua presenza, un sacramento della bontà di Dio in questo mondo.
Dom Guillaume, cappellano monastero trappista N.S. di Valserena (Pisa)
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