Cari cristiani, indignatevi sempre davanti al male, ma con lo stile del Vangelo.
Dopo più di 7 mesi c’è ancora lo stesso male che sembra non smettere di mordere il card. Becciu e quella porzione della Chiesa universale che tanta fiducia, rinnovata gratitudine e infinito affetto custodisce nel cuore nei confronti di don Angelino. In particolare, la gente di Pattada, del Logudoro e del Goceano, della Chiesa di Ozieri e della Sardegna tutta non se la beve così facilmente tutta quella fangosa e pre-potente valanga di scoordinate informazioni, capziose interpretazioni di documenti e cattive interviste che puzzano tanto di zolfo.
Davanti a questo osceno dramma messo in scena da una inferocita opinione pubblica (una parte, a dire la verità, l’altra parte tace con qualche insospettabile eccezione!), questa diocesi persevera in una mite indignazione: ci fidiamo del nostro Fondatore che ha detto «beati i miti, perché avranno la terra intera in eredità», mentre, a detta della Vergine sua e nostra Madre, potenti, superbi e ricchi sono dispersi, rovesciati e rimandati (cioè bocciati all’esame della vita).
O avete mai sentito in questo periodo il cardinale sollevare la voce o ergersi fiero in qualche tribunale? Ve lo confido io: no. E non lo sentirete, ve lo garantisco, neanche quando dovesse arrivare l’ora della pace. Però, se aguzzaste le orecchie del cuore con l’arte della preghiera, sentireste invece quanto sia stato “disturbato” lo Spirito Santo in questo tempo. Non smetto di ricevere messaggi di amici veri del cardinale che hanno percepito che, per l’ennesima volta, il tempo della prova è un tempo che nasconde benedizione per chi con gli occhi della preghiera intravvede già la spiga nel chicco calpestato, affossato, e fatto marcire nella terra. Persone semplici che guardano la tv, leggono i giornali, fanno un giro sui social, storcono il naso e tornano sempre lì: «eppure il cuore mi dice che c’è di mezzo lo zampino di qualche nemico!». E allora giù preghiere, chiacchierate coi propri don e di nuovo preghiera. È l’indignazione mite, paziente e sapiente del popolo di Dio.
Ora, giusto per fare un po’ di chiarezza e rileggere con gli occhi limpidi e miti del Vangelo questo triste dramma, vorrei sottoporre qualche elemento di riflessione a margine di alcuni dei capi di imputazione dell’affaire Becciu:
- L’accusa più infamante: il cardinale e i fratelli si sono arricchiti coi soldi dei poveri. Suonava più o meno così il primo titolone “acchiappashare” comparso sull’Espresso a settembre. Mi si conceda a questo proposito una punta di orgoglio ferito: il buon Giorgio Mottola di Report è venuto da me per un’intervista dove io dichiaravo, documenti alla mano, la trasparenza assoluta di ogni centesimo passato dalla CEI e dalla Carità del Papa (Obolo di San Pietro) alle attività della Caritas diocesana con regolari domande e certamente l’interessamento anche (ripeto: “anche”) del Sostituto alla Segreteria di Stato mons. Becciu. Peccato che quell’intervista andasse contromano rispetto al senso di marcia che era stato assegnato (presumo dai vertici!) al servizio di Report e che la “scappatella” infedele di Mottola si sia risolta in un «il Vescovo di Ozieri conferma ciò che afferma Becciu» (non so cos’altro si aspettassero!).
- La gestione dei soldi in Vaticano. Vecchia storia, mediaticamente sintetizzata dal cattolico (sic!) Sigfrido Ranucci alla fine del servizio di Report sul caso Becciu attraverso l’immagine di suor Gloria, missionaria ancora nelle mani dei suoi rapitori e il commento: «da credente voglio pensare che la Chiesa sia questa. Abbiamo bisogno di una Chiesa che si prenda cura di coloro che abitano alla periferia del cuore». Quadro perfetto della Chiesa di Gesù, e per questo ti ringrazio, caro Sigfrido. Ma ti assicuro che è lo stesso quadro che io vedo dipinto e ridipinto tutte le volte che visito i centri che la nostra Caritas diocesana ha messo su anche con quella manciata di soldi ottenuti anche grazie all’intervento del card. Becciu. Ed è pure la stessa immagine di Chiesa che io vedo graffiata nel volto di alcuni lavoratori del panificio che non abbiamo potuto assumere perché dopo i servizi dell’Espresso abbiamo rescisso il contratto con grossi brand del commercio alimentare non più nostri clienti di fiducia.
- E l’ultima genialata affiorata dal cilindro di Report: la santità costa cara. Ma si poteva fare una figura così misera sapendo che una Congregazione conserva tutti i documenti e li avrebbe immediatamente esibiti a smontare pezzo per pezzo le accuse! E poi la “lettera violenta e volgare” del Cardinale Prefetto alla signora Maria Fida Moro. Don Angelino che scrive una lettera violenta e volgare… ma neanche se il destinatario fosse stato il suo peggior nemico ci avrei creduto! A prescindere da questo: i santi sono cosa seria, ci vorrà anche un patrimonio, magari troppo, per quell’impalcatura di scartoffie da documentare, ma soprattutto ci sono immensi forzieri di anime in preghiera che impreziosiscono il patrimonio spirituale della Chiesa, implorando Dio a far vedere tutte le sfaccettature umane della sua santità nel volto di stuoli di santi, beati e venerabili come, speriamo presto, Aldo Moro.
Comunque. Un’accurata, evangelicamente ispirata e acuta sintesi di tutta la triste vicenda mediatica di questi 7 mesi la trovate digitando su Google: “terza lettera aperta di Andrea Paganini sul caso Becciu”. Se l’avete già letta, ritornateci con calma perché il buon Paganini ha provveduto a corredare di documenti e rimandi puntuali alle fonti.
Questo è quello che ritenevo opportuno mettere in risalto, ma vi garantisco che in attesa dello Spirito scioglinodi, il cuore è zeppo di tanti sentimenti aggrovigliati e incastrati l’uno con l’altro: dalla fame di giustizia all’affetto per don Angelino e i fratelli, dallo smarrimento alla gioia di vivere questo tempo con un papa come Francesco che lascia a bocca aperta il mondo celebrando col cardinale nostro amico la Messa in Coena Domini, dall’indignazione alla mitezza, dalla rabbia alla fede sofferta, dal chicco marcio alla spiga dorata, dalla croce al sepolcro vuoto e alla Pentecoste.
Don Corrado Melis – Vescovo di Ozieri